I cambiamenti climatici stanno mettendo a dura prova la vita sul pianeta, spingendo umani e animali a trovare nuove soluzioni per adattarsi alla crisi in atto. In particolare, i mutamenti del clima stanno portando diverse specie di animali a ingrandire le loro appendici per meglio adattarsi all’ambiente e all’aumento delle temperature. Questo è quanto emerge in un recente studio pubblicato su Trends in Ecology and Evolution da un team di ricercatori australiani e canadesi. Gli ultimi 2 anni hanno segnato temperature record in moltissimi Paesi nel mondo, con conseguenti eventi meteorologici estremi che hanno messo in ginocchio intere nazioni. Una situazione che non farà che peggiorare, per questo molte speranze sono riposte nella prossima Cop26 prevista a Glasgow.
L’importanza delle appendici per sopravvivere alle alte temperature
Le appendici degli animali hanno un ruolo importante, ma spesso sottovalutato, nella termoregolazione come siti di scambio termico. Molte appendici, come i becchi degli uccelli e le orecchie dei mammiferi, possono essere utilizzate per dissipare il calore corporeo in eccesso. La regola di Allen sottolinea proprio come gli animali nei climi più caldi hanno appendici più grandi per facilitare uno scambio di calore più efficiente. Tuttavia, quando il calore diventa eccessivo, gli animali non riescono più a controllare la loro temperatura corporea. Una condizione che in molti casi conduce alla morte.
Per questo alcuni animali stanno ottimizzando le loro appendici, per adattarsi alle nuove, altissime, temperature.
Quali animali hanno mutato forma per adattarsi ai cambiamenti climatici
Un esempio lampante ci viene fornito dagli elefanti. Questi fanno affidamento sulle loro enormi orecchie, che agitano costantemente per rilasciare il calore in eccesso. L’aumento delle temperature, potrebbe portare le loro orecchie ad aumentare di dimensione, nel disperato tentativo di non soccombere.
Altri esempi di cambiamento negli animali dovuto al calore osservati nello studio sono quelli di diverse specie di pappagalli australiani che dal 1871 ad oggi hanno fatto registrare un aumento del 4-10% nelle dimensioni del loro becco.
Un altro studio ha misurato il becco dei fringuelli delle Galapagos, scoprendo che si sono ingranditi in risposta ai picchi di temperatura.
Un’ulteriore scoperta del team ha riguardato le quaglie giapponesi, che, se allevate in ambienti più caldi rispetto al loro habitat naturale, hanno dimostrato di poter sviluppare becchi più lunghi, nel corso di una sola generazione.
I cambiamenti negli animali potrebbero non essere sufficienti
Tuttavia, i ricercatori avvertono che “tali cambiamenti fisiologici non implicano che gli animali riusciranno a sopravvivere ai cambiamenti climatici”. Nonostante la straordinaria capacità adattiva, è probabile che molti animali non saranno comunque in grado di tenere il passo con il rapido surriscaldamento del pianeta.
In alcuni casi, i cambiamenti di forma potrebbero essere controproducenti e interferire con la capacità di procurarsi il cibo. Questo vale ad esempio per molte specie di uccelli che si nutrono del nettare dei fiori, dove è vitale avere un becco piccolo e sottile.