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Il primo caso italiano di variante sudafricana del coronavirus si è verificato a Varese. “Il paziente è un soggetto che rientra da un Paese africano. Si chiama variante sudafricana ma non è certamente esclusiva del Sudafrica. È semplicemente stata identificata lì e si chiama in questo modo. Si tratta di virus che hanno la capacità di diffondersi in maniera più veloce rispetto a quelli che già circolano“. Così Paolo Grossi, Professore Ordinario di Malattie Infettive e Tropicali dell’Università degli Studi dell’Insubria.
La variante sudafricana è più resistente ai vaccini?
“Questa variante sudafricana sembra avere la capacità di essere meno sensibile a quelli che sono gli effetti della vaccinazione. L’aeroporto di Malpensa è un hub intercontinentale e quindi c’è maggiore possibilità di ingresso del virus nel nostro Paese attraverso persone che arrivano da diverse parti del mondo. Abbiamo inviato tutti i dati all’Istituto Superiore di Sanità, come da prassi, ma non abbiamo ancora avuto riscontro. Non mi aspetto sinceramente sorprese relativamente alla conferma di questa variante“, spiega Grossi.
Covid, anticorpi monoclonali approvati da Aifa: “Efficaci se dati a inizio infezione”
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Paolo Grossi ha poi spiegato il meccanismo d’azione degli anticorpi monoclonali. “Gli anticorpi monoclonali partono da un clone di cellule deputate alla produzione di anticorpi nel nostro organismo e sono diretti nei confronti di alcune delle componenti della proteina Spike che è quella che il virus utilizza per penetrare nel nostro organismo. Vari studi dimostrano che questi anticorpi sono efficaci se somministrati all’inizio dell’infezione. L’obiettivo sarà quello di trattare precocemente i pazienti più fragili e a rischio degenerazione del proprio quadro clinico. L’agenzia del farmaco (Aifa) ha approvato i farmaci in Italia e auspichiamo che saranno poi i medici di medicina generale a somministrarli a domicilio“.