L’efficacia dei vaccini anti-Covid a mRna – Pfizer e Moderna – resta alta nel tempo, a sette mesi dalla seconda dose. Cala, però, davanti alla variante Delta. Lo afferma nientemeno che l’Istituto superiore di sanità (Iss). Lo si può infatti leggere nel quarto report a cura del Gruppo di lavoro Iss-ministero della Salute, ‘Sorveglianza vaccini Covid-19’. Ma proprio questi dati, freschissimi, rischiano di creare ulteriore confusione sul tema.
Vaccino: gli studi Iss e quelli confermati da Pfizer
L’Istituto superiore di sanità ha esaminato, come sottolinea l’Adnkronos, i dati di più di 29 milioni di persone che hanno ricevuto almeno una dose di vaccino a mRna. Ebbene, nella popolazione generale “a 7 mesi dalla seconda dose non si osserva una riduzione significativa di efficacia in termini di protezione dall’infezione (sintomatica o asintomatica)“. Essa, secondo il report, “rimane dell’89%. Anche contro il ricovero e il decesso la protezione resta elevata (96% e 99%) a 6 mesi dalla seconda dose“.
Queste rilevazioni, tuttavia, confliggono con uno studio recentissimo (pubblicato in questa stessa settimana) che sembra affermare tutt’altro. Secondo quanto pubblicato dalla rivista specializzata ‘The Lancet’, infatti, la capacità del vaccino anti-Covid di Pfizer di proteggere dall’infezione del coronavirus Sars-CoV-2 scende dall’88% al 47% dopo sei mesi dalla somministrazione della seconda dose. E quest’ultimo studio è stato condotto, tra gli altri, dalla stessa Pfizer.
La differenza tra infezione e ricoveri
Per valutare l’efficacia del vaccino di Pfizer, i ricercatori hanno preso in esame 3,4 milioni di cartelle cliniche elettroniche del sistema sanitario Kaiser Permanente Southern California (Kpsc) tra il 4 dicembre 2020 e l’8 agosto 2021. Nel corso dello studio, il 5,4% dei pazienti è stato infettato. L’efficacia del vaccino contro le infezioni da Delta un mese dopo le due dosi era del 93% ed è scesa al 53% dopo cinque mesi. La protezione contro altre varianti a 30 giorni dalla seconda dose è stata del 97% ed è scesa al 67% dopo quattro mesi. L’efficacia contro i ricoveri correlati a Delta, infine, è rimasta elevata (93%) per la durata del periodo di studio.
Ciò su cui i due studi concordano, insomma, è l’efficacia contro i ricoveri. “L’apparente riduzione di efficacia dei vaccini nel prevenire l’infezione – precisano gli esperti dell’Iss – potrebbe essere dovuta al tempo intercorso dalla vaccinazione e/o ad una diminuita efficacia contro la variante Delta. Potrebbero inoltre avere contribuito eventuali modifiche comportamentali, a seguito del rilassamento delle altre misure preventive (uso di mascherine, distanziamento fisico)“. Ma la confusione, inevitabilmente, resta.