L’Italia e gli Emirati Arabi Uniti hanno unito le forze per fare dei passi avanti nella creazione di un farmaco antivirale contro il Covid-19. Un gruppo di ricercatori italiani ed emiratini, infatti, ha scoperto due nuovi nanocorpi capaci di legarsi a Nsp9, una delle proteine non strutturali del Sars-CoV-2. Quest’ultima è coinvolta nella formazione del complesso di replicazione e trascrizione del virus. Il team della New York University di Abu Dhabi che ha fatto questa scoperta è composto da Rino Esposito, che in passato ha insegnato fisica applicata all’Università di Udine, Piergiorgio Percipalle e Federico Fogolari. Ha collaborato allo studio anche Yamanappa Hunashal, che lo scorso marzo ha conseguito il dottorato di ricerca in Scienze biomediche e biotecnologiche all’Università di Udine.
Cosa sono i nanocorpi?
I nanocorpi sono dei frammenti di anticorpi costituiti da un singolo dominio di anticorpo monomerico variabile. Quelli scoperti dai ricercatori, grazie alle loro proprietà strutturali e alla loro stabilità, sono in grado di dare risultati non raggiungibili con i tradizionali anticorpi terapeutici. Le loro proprietà sono state descritte in uno studio pubblicato sulla rivista specializzata Advanced Biology.
L’importanza della scoperta
“Accanto ai vaccini, che con efficacia diversa stanno consentendo di fronteggiare l’infezione nei Paesi ricchi e rappresentano quindi i risultati più evidenti della ricerca, i ricercatori sono impegnati anche sul fronte dei prodotti per la diagnostica, gli anticorpi monoclonali e i primi farmaci antivirali”, spiega Federico Fogolari. “La disponibilità di questi ultimi, assieme ai vaccini, sarà determinante per l’eradicazione del virus, oltre che per la predisposizione di un certo numero di terapie comunque somministrabili in caso di insorgenza di varianti virali resistenti ai vaccini disponibili”.
Lo svolgimento dello studio
Nel corso dello studio, i ricercatori hanno sondato l’interazione dei nanocorpi, prodotti dai lama, con Nsp9. Per farlo hanno sfruttato la spettroscopia di risonanza magnetica nucleare e le predizioni strutturali. “Con il supporto delle simulazioni di Federico Fogolari, abbiamo scoperto che i due nanocorpi selezionati legano Nsp9 stabilizzandone l’aggregato tetramerico. Potrebbe quindi rappresentare la base di un farmaco antivirale. L’aggregazione di Nsp9 che essi favoriscono, infatti, è incompatibile con la formazione del complesso di replicazione e trascrizione del virus. Quest’ultimo è essenziale per la sua riproduzione e propagazione”, spiegano Esposito e Percipalle.
Un altro aspetto interessante è che i due nanocorpi riconoscono Nsp9 nella saliva dei pazienti Covid e non nei soggetti sani. “Potrebbero quindi essere di interesse per le loro potenzialità diagnostiche. Ulteriori studi sono in corso per definire l’efficacia antivirale dei nanocorpi e per formulare un kit diagnostico basato su di essi per un test salivare rapido”, aggiungono i ricercatori.