Che tipo di Presidente della Repubblica si aspetta la Santa Sede? Una domanda più che legittima da porsi a pochissimi giorni dal primo scrutinio, visto anche il rapporto che si è instaurato storicamente tra Vaticano e Quirinale. Quasi un’attrazione fatale. Del resto, se è vero che nella seconda Repubblica si conquista il governo e l’Italia senza necessità dei voti della Chiesa, è altrettanto vero che non si governa il Paese senza la Chiesa. Tutto questo, nel rapporto tra Vaticano e Quirinale, diventa qualcosa di più: è un feeling.
Il rapporto tra gli ultimi tre papi e gli ultimi tre Presidenti della Repubblica
Stando agli ultimi 20 anni, Giovanni Paolo II volle che Ciampi fosse il primo laico a passare la Porta Santa e a entrare nel nuovo millennio: una visibilità spaventosa per l’Italia. Nel 2008 debuttano Benedetto XVI e Napolitano: il papa conservatore e il presidente ex comunista. Tutti pensavano che il rapporto si dilatasse e invece diventa un romanzo italiano. Ratzinger si presenta dal Capo dello Stato con una cartina d’epoca del Vaticano, come a dirgli: “è casa tua”. Per venire, infine, a Francesco e Mattarella. Distanti nell’indole: uno esuberante e l’altro riservato, eppure così cardinalizio la prima volta che entrò in Vaticano. Entrambi, dai due rispettivi Colli, hanno tenuto alto il prestigio delle istituzioni mentre saliva la marea della protesta: rispettivamente contro il clero e contro i politici.
Il Vaticano punta per il Quirinale su uomo di mediazione. Possibilmente gesuita
E adesso, per chi si tifa? Noi abbiamo assistito a due crisi senza precedenti: da una parte del Vaticano con la destra, sui migranti, e dall’altra della Santa Sede con la sinistra sulla legge Zan. Il Vaticano ora avverte l’esigenza al Quirinale di un uomo di mediazione che sappia frenare a sinistra il processo in atto di allontanamento del Pd dalle posizioni della Santa Sede e che sappia accelerare a destra il processo di avvicinamento, che è ancora del tutto incompleto.
Tra le varie anime delle gerarchie ecclesiastiche vi sono delle divergenze sulla scelta del Presidente? Non si può chiedere a un gesuita (forse allo stesso papa) di non tifare per l’allievo prediletto. Soprattutto se l’alunno che è uscito dalla tua scuola ora si trova a Palazzo Chigi. Il nome di Mario Draghi non è per nulla casuale. Mentre c’è un’altra componente della gerarchia ecclesiastica, non meno rilevante, che ritiene che sia giunta l’ora, in una logica di alternanza, di un presidente di centrodestra. Più di centro che di destra. Dal 24 gennaio se ne saprà certamente molto di più.