La strategia anti Covid del governo Draghi vedrà cambiare i parametri ma conservare il sistema dei tre colori da assegnare alle regioni. Comincia a delinearsi la strategia del nuovo presidente del Consiglio per sconfiggere la pandemia. Il primo decreto legge è stato nel segno della continuità. La proroga al 27 marzo del divieto di spostamento tra Regioni anche gialle conferma la linea della prudenza. Direzione che Mario Draghi aveva indicato già nelle prime ore del suo mandato, autorizzando Roberto Speranza a stoppare in extremis la riapertura degli impianti sciistici.
È probabile che per mettere in pratica il tanto evocato “cambio di passo”, chiesto a gran voce dalle Regioni, un contributo arriverà anche dal comitato tecnico scientifico. Sarà ridimensionato e si doterà di un portavoce. Continuerà a fornire al governo i dati e gli scenari in base ai quali si prenderanno le decisioni politiche. Sui vaccini, Draghi guarda al “modello inglese” e sulle regole di contenimento del Covid e delle nuove, insidiosissime varianti, le mosse italiane saranno in sintonia con quelle dei principali Paesi europei. Prova ne sia la telefonata serale tra l’ex presidente della Bce e Angela Merkel, per confrontarsi sugli “ultimi sviluppi in campo sanitario e nella regione del Mediterraneo in preparazione del Consiglio europeo in videoconferenza di giovedì e venerdì”.
Covid, il dilemma di Draghi: come tutelare contemporaneamente la salute e l’economia
Il capo del governo intende “verificare con grande attenzione quel che avverrà nelle prossime settimane” e monitorare tutti gli indicatori. Così che le decisioni che impattano sulla vita delle persone e sulle attività siano assunte sulla base di dati “il più possibile specifici e appropriati”. Il presidente del Consiglio vuole condurre insieme la battaglia contro il virus e quella per contenerne gli effetti sull’economia. Accelerando sui ristori e sulla stesura del Recovery Plan. Dell’esigenza di tutelare al tempo stesso salute ed economia ha parlato la ministra degli Affari regionali, Mariastella Gelmini, che in Consiglio dei Ministri ha portato il documento di Stefano Bonaccini.
Le Regioni chiedono di rivedere i parametri che determinano le chiusure e i ministri hanno iniziato a confrontarsi sul modello delle fasce colorate. Per il dem Andrea Orlando non va cambiato, “anche se dobbiamo monitorare con attenzione l’effetto delle varianti”. Per Gelmini 21 parametri sono tanti e “bisognerà valutare” con i presidenti di Regione “come modificarli”. Una mediazione l’ha proposta il ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, che pensa a “perimetrazioni subregionali e subprovinciali”. Così da far scattare misure rigorose per porzioni di territorio più piccole di una regione, come un gruppo di comuni limitrofi. Intanto l’ultimo dpcm di Giuseppe Conte scade il 5 marzo e la sfida è aperta: come si riuscirà a tenere assieme il rigorista Speranza con l’aperturista Salvini?