Dopo il sì alla fiducia incassato alla Camera dei Deputati, arriva il giorno più delicato per Giuseppe Conte e il suo esecutivo. La crisi di governo si è spostata infatti al Senato, dove il premier ha reso comunicazioni sulla situazione politica. Ribadito l’appello già presentato a Montecitorio: “Questo governo intende perseguire un progetto politico chiaro e preciso. Chi ha idee, progetti e volontà di farsi costruttore sappia che questo è il momento giusto per contribuire. Questa alleanza sarà chiamata a esprimere un’imprescindibile vocazione europeista, contro i nazionalismi e sovranismi. La base solida di dialogo esiste già, sarebbe un arricchimento per questa alleanza il contributo di formazioni che si collocano nel solco delle migliori tradizioni europeiste. Liberali, popolari, socialisti. Chiediamo un appoggio limpido e trasparente, fondato sulla convinta adesione a un progetto politico. I numeri sono importanti, ma la qualità del progetto politico è ancora più importante. Chiediamo alle forze parlamentari che hanno a cuore il destino dell’Italia di aiutarci a ripartire con la massima celerità“.
“Il 9 settembre 2019 prefigurai un chiaro progetto politico per il Paese. Precisai subito che il programma su cui chiesi la fiducia al Parlamento non si poteva risolvere in una mera elencazione di proposte eterogenee, né tantomeno in una sterile sommatoria delle posizioni sostenute da tutte le forze di maggioranza – ha dichiarato Conte in apertura di intervento -. Ero consapevole delle difficoltà nel costruire un’alleanza tra formazioni politiche provenienti da storie, tradizioni e culture differenti. Peraltro contrapposte, a tratti aspramente, nel più recente passato. Poteva nascere, questa alleanza, solo sulla base di due discriminanti fondamentali. Non un’estrinseca adesione, ma il convinto ancoraggio ai valori costituzionali. E poi la solida vocazione europeista del nostro Paese, per realizzare più a pieno l’interesse nazionale. Per consentire all’Italia di tornare protagonista nello scenario europeo”.
“Al momento dell’elaborazione del programma – ha proseguito Conte –, mi dedicai anch’io alle delegazioni delle forze di maggioranza, per delineare un disegno riformatore ampio e coraggioso. Abbiamo sperato e speriamo ancora, affermai, che quel progetto politico avrebbe segnato l’inizio di una nuova e risolutiva stagione riformatrice. Il nostro obiettivo primario è la crescita economica, il rilancio e la modernizzazione. Con le esigenze imprescindibili della sostenibilità, della coesione sociale e territoriale, nell’orizzonte del pieno sviluppo della persona umana. Ancora oggi, oltre un anno dopo, riguardando quei 29 punti programmatici ravviso che nel progetto di Paese che abbiamo condiviso e delineato insieme, c’era visione, una forte spinta ideale e chiaro investimento di fiducia”.
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Quindi Conte è passato allo strappo di Italia Viva. Queste le sue severe parole: “Al culmine di alcune settimane di attacchi mediatici molto aspri e a tratti scomposti, alcuni esponenti di Italia Viva hanno anticipato e poi confermato di volersi smarcare dal percorso comune. Ne è seguita un’astensione al momento dell’approvazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, con la motivazione principale che questo non contempla le risorse del Mes. Ossia uno strumento che nulla ha a che vedere con le risorse del Recovery Fund. Si è aperta una crisi che oggi deve trovare in questa sede istituzionale il proprio chiarimento. Questa crisi avviene in una fase cruciale del Paese, a pandemia ancora in corso. E io già ieri ho confessato di avvertire un certo disagio, perché sono qui oggi non per illustrare le misure di sostegno per cittadini e imprese, ma per provare a spiegare una crisi che i cittadini e io troviamo senza fondamento“.
“Con questa crisi – ha aggiunto Conte – tutta la classe politica rischia di perdere il contatto con la realtà. C’era davvero bisogno di aprirla in questa fase? Ritengo di no. E infatti gli alleati di governo che hanno seguito da vicino le vicende di queste settimane sono testimoni del fatto che abbiamo compiuto ogni sforzo con la massima disponibilità per evitare che questa crisi potesse esplodere. Nonostante continue pretese e critiche sempre più incalzanti. Concentrate peraltro su temi palesemente divisivi rispetto alle sensibilità delle forze di maggioranza. Di qui le accuse, al contempo, di immobilismo e di correre troppo. Di accentrare i poteri e di non avere capacità di decidere. Vi assicuro che è molto complicato governare in queste condizioni“.
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Conte ha quindi illustrato alcune delle iniziative del Governo. Ribadendo, come già fatto alla Camera, l’importanza del sud: “Abbiamo introdotto la fiscalità di vantaggio per tutte le imprese che operano nel Mezzogiorno. Noi non siamo meridionalisti per vocazione intellettuale. Per colmare il gap che non fa correre l’Italia, perché se non corre il Mezzogiorno non corre l’Italia, abbiamo introdotto un taglio dei contributi previdenziali del 30% per i primi cinque anni“.
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Caldissimo anche il tema dei fondi europei, tra le principali cause di attrito con Italia Viva. “Una volta ricevute le preziose indicazioni del Parlamento nelle risoluzioni, lavoreremo alla versione definitiva del Recovery Plan. Quindi lo riporteremo in Parlamento per l’approvazione definitiva. Ci sarà dunque ampia possibilità di interloquire e raccogliere tutte le vostre indicazioni. Perché questo sforzo collettivo produca i suoi effetti, dovremo accompagnare il piano con un provvedimento normativo. Questo al fine di prevedere percorsi procedurali che superino gli ostacoli burocratici e assicurino tempi celeri all’attuazione. Dobbiamo rispettare i tempi e monitorare attentamente l’esecuzione dei lavori“.
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Importante anche il passaggio sulle polemiche legate all’intelligence. Si trattava infatti di uno dei punti che Matteo Renzi aveva contestato al governo. Sull’argomento, così Conte: “Rivolgo un invito, come fatto con i parlamentari della Camera. Evitiamo polemiche verso le donne e gli uomini del reparto di intelligence. Se avete dubbi o perplessità, legittime in democrazia, vi invito anzi ad assumere l’iniziativa. Ci sono due possibilità. Se la regolamentazione attuale non vi soddisfa c’è un iter per le modifiche. La seconda, se avete perplessità sui profili gestionali, c’è una sede. È il Copasir. Rivolgetevi ai vostri colleghi di questa commissione, ce hanno l’obbligo di vigilare“.
Con 321 voti a favore, nel corso della giornata di lunedì, Giuseppe Conte aveva incassato la piena fiducia alla Camera dei Deputati. Nella prima prova di sopravvivenza del Governo alla Camera, sono ben sei i voti oltre la maggioranza assoluta, dopo ore in cui se ne attendevano non più di 315. Votano per la fiducia cinque deputati ex M5S, il dissidente pentastellato Andrea Colletti e Renata Polverini, che con questa decisione abbandona Forza Italia.
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