La Cina è pronta ad adottare “misure drastiche” qualora Taiwan dovesse intraprendere dei passi verso l’indipendenza dalla Repubblica Popolare. Ad annunciarlo è stato Ma Xiaoguang, portavoce dell’Ufficio per gli affari di Taiwan, nel pieno delle crescenti tensioni fra Pechino e Taipei.
Taiwan, Cina pronta a “misure drastiche”
Secondo il funzionario cinese, inoltre, le provocazioni e le ingerenze esterne di Taiwan potrebbero intensificarsi il prossimo anno. “Se le forze separatiste di Taiwan in cerca di indipendenza provocano, esercitano la forza o addirittura sfondano qualsiasi linea rossa, dovremo adottare misure drastiche”, ha detto.
Pechino ha poi ribadito di essere disposta a fare tutto il necessario per arrivare alla riunificazione pacifica con Taiwan. Ma, come certifica l’escalation degli ultimi mesi, il governo cinese non esclude nemmeno un’azione di forza per affermare la propria sovranità sull’ex isola di Formosa.
Nonostante sostenga di aver governato democraticamente questo territorio, infatti, la Cina negli ultimi due anni ha notevolmente intensificato la pressione diplomatica e militare nei confronti di Taipei. Ne sono un esempio le ripetute missioni aeree inviate da Pechino sullo stretto di Taiwan in questi mesi.
La preoccupazione di Washington
Di contro, le azioni di Pechino hanno alimentato la rabbia della popolazione taiwanese e la preoccupazione di Washington. Tanto che il tema dell’indipendenza dell’isola è stato al centro di un recente incontro fra il presidente americano Joe Biden e l’omologo cinese Xi Jinping.
Nonostante abbiano cercato di abbassare i toni dello scontro, i due leader non sono però riusciti a trovare un accordo. Ricordiamo che gli Stati Uniti, sebbene riconoscano il principio di una “Cina unica”, sono tenuti per legge a fornire a Taiwan i mezzi per difendersi.
Da tempo, infine, Washington ha intrapreso la politica della cosiddetta “ambiguità strategica” su un eventuale intervento militare per proteggere Taiwan in caso di attacco cinese. Un attacco che sembra sempre più concreto dopo l’ultimatum di Pechino, che ora minaccia il ricorso a “misure drastiche”.