Richard Gere, le iniziative filantropiche del divo di Hollywood

Il fatto che Richard Gere testimonierà al processo Open Arms contro Matteo Salvini, il leader della Lega, ha fatto inarcare più di un sopracciglio. L’attore è stato accusato di agire in questo modo solo per “ottenere visibilità” e in un certo qual modo è stato anche sminuito il suo impegno a favore di iniziative umanitarie. In realtà il divo di Hollywood ha già dimostrato in molteplici occasioni la propria natura da filantropo, che l’ha portato a mettersi in gioco per aiutare i meno fortunati.

La lotta contro l’Aids

Tra le tante campagne a cui Richard Gere si è dedicato nel corso della sua carriera c’è anche quella per la sensibilizzazione nei confronti dell’Aids. È dagli anni ’80 che l’attore finanzia la ricerca e si dedica a iniziative volte a diffondere una corretta conoscenza della patologia, soprattutto in India. Il Paese più grande del Subcontinente, infatti, è il terzo al mondo per numero di contagi da Hiv. La star ha anche contribuito alla realizzazione dell’Aids Care Home, una struttura dedicata alla cura delle donne e dei bambini affetti dalla malattia. Inoltre ha lanciato la Gere Foundation India Trust.

Gli sforzi per il Kosovo

Nel 1999, Richard Gere ha usato la propria notorietà per attirare l’attenzione sul problema dei rifugiati della guerra del Kosovo. L’attore, durante la visita a un campo profughi, ha chiesto alla comunità internazionale di aiutare le vittime di quel conflitto, non risparmiando critiche all’operato della Nato. “I Paesi membri devono assumersi molte più responsabilità di quante ne abbiano”, ha sottolineato. Nel 2012, Gere è stato premiato da Bamir Topi, all’epoca presidente dell’Albania, per aver puntato i riflettori sulle difficoltà del Kosovo e dei suoi abitanti.

L’impegno per l’indipendenza del Tibet

Nel corso degli anni, Richard Gere ha portato avanti varie campagne a favore dell’indipendenza del Tibet. Nel 1993, dal palco degli Oscar, l’attore ha denunciato l’operato del governo cinese, non senza alcune ripercussioni sulla sua carriera. Gere, inoltre, è il cofondatore della Tibet House e il presidente dell’International Campaign for Tibet. Di fede buddista, è anche un grande sostenitore del Dalai Lama. In occasioni delle Olimpiadi di Pechino del 2008, inoltre ha invitato le persone a un “boicottaggio emotivo” nei confronti della Cina. “Il mondo non dovrebbe premiare le persone che sono così cattive con la propria gente”, ha affermato in quell’occasione. Più recentemente, nel 2020, ha parlato davanti a una sottocommissione del Senato Usa sull’impatto della censura cinese sugli interessi economici degli Stati Uniti e sul Tibet.

Richard Gere e la difesa dei diritti umani delle popolazioni indigene

Collaborando con l’associazione Survival International, Gere si è impegnato nella difesa dei diritti umani delle popolazioni indigene di tutto il mondo. Tra queste è possibile citare gli Jumma, una tribù del Bangladesh alla quale il governo ha sottratto le terre in cui vivevano. La dura repressione è durata fino al 1997, quando è stato firmato un accordo di pace. Gere e altri autori hanno parlato di questi e altri problemi simili nel libro We Are One: A Celebration of Tribal Peoples, pubblicato nel 2009. I ricavati delle vendite del libro sono andati a Survival International.

La costruzione di ospedali e scuole

Nel 2011, Richard Gere ha messo in vendita la sua vasta collezione di chitarre (alcune delle quali molto rare e appartenute a leggende come Bob Marley e Albert King) per finanziare la costruzione di ospedali, cliniche e scuole in tutto il mondo.

Il collegamento con il caso Open Arms

Il coinvolgimento di Richard Gere nel caso Open Arms è strettamente legato alle sue attività filantropiche. Nell’agosto del 2019, l’attore ha è salito a bordo della nave bloccata nelle acque di Lampedusa per portare viveri e solidarietà a 138 migranti. “Queste persone sono angeli. Sono sopravvissuti alla Libia, alle tragedie e ai traumi, anche solo per raggiungere le imbarcazioni”, ha dichiarato in quell’occasione. Già nel 2016 l’attore aveva fatto visita all’hotspot di Lampedusa per incontrare migranti e operatori del centro di accoglienza.

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