Alle elezioni di quest’anno per il rinnovo della Duma, la camera bassa dell’Assemblea federale della Russia, è entrato in gioco un nuovo fattore: la tecnologia. O meglio, due giganti dell’industria tech come Apple e Google. Entrambi, infatti, nei giorni che hanno preceduto il voto russo, hanno rimosso dai loro store online l’applicazione di Smart Voting sviluppata dai sostenitori di Alexei Navalny.
Russia, bloccata l’app di Navalny
Proprio tramite l’utilizzo del voto ‘intelligente’, Navalny si era appellato al popolo russo affinché utilizzasse l’app per ostacolare la vittoria di Russia Unita, il partito del presidente Vladimir Putin. Navalny, com’è noto, è il suo principale oppositore. E il bottino elettorale in palio era molto alto: 450 seggi alla camera bassa del Parlamento, oltre ad altri livelli regionali.
“Oggi è il giorno in cui il vostro voto conta davvero. Non siate pigri, per favore. Cercate il nome del candidato appoggiato dallo Smart Voting nella vostra circoscrizione, controllate i patronimici e il cognome. Votate. Convincete qualcun altro a fare lo stesso. Condividete questo post o scrivetene uno vostro. E buona fortuna a tutti noi”, ha scritto Navalny su Instagram prima della chiusura dei seggi.
La soddisfazione del Cremlino
Ma ecco che la decisione di Apple e Google ha sparigliato le carte, proprio in concomitanza con le elezioni parlamentari. Decisione che il Cremlino ha accolto con favore, come certificano le parole del suo portavoce, Dmitry Peskov. “Questa app è illegale nel nostro Paese, entrambe le piattaforme hanno ricevuto una notifica e di conseguenza hanno preso questa decisione in conformità con la legge”, ha detto.
In passato, infatti, la Russia aveva accusato sia Apple che Google di interferenze elettorali. E aveva pertanto avanzato una richiesta formale di rimozione dai loro store dell’app di Smart Voting; il cui obiettivo era quello di segnalare per ogni circoscrizione quale candidato avesse le maggiori chance di vittoria contro quello di Putin.
L’appello di Navalny per i comunisti
“Le aziende hanno ceduto al ricatto del Cremlino”, ha commentato Leonid Volkov, alleato di Navalny in esilio. Alla vigilia del voto, invece, Navalny su Telegram ha denunciato l’accaduto dicendo che “abbiamo l’intero Stato russo contro di noi e persino le grandi aziende tecnologiche”. L’oppositore numero 1 di Putin ha poi esortato gli elettori russi a sostenere i candidati del Partito Comunista.
Che, infatti, hanno registrato un grade exploit: il 19,28% delle preferenze, dietro solo a Russia Unita (49,42%). Lo riporta l’agenzia Tass citando i dati della Commissione elettorale centrale dopo lo spoglio dell’80,1% delle schede. Avendo superato la soglia di sbarramento del 5%, accedono però alla Duma anche i deputati del Partito Liberale Democratico (7,55%), di Una Russia Giusta (7,37%) e Nuovo Popolo (5,37%).
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Le liste dei candidati su Google Docs
Segno tangibile della perdita di consenso del partito di Putin, che alla scorsa tornata elettorale aveva conquistato il 54,2% dei voti. Anche a queste elezioni, però, non mancano dei punti oscuri. Come ad esempio l’ipotesi di brogli, oltre ovviamente al ruolo dei colossi tech nella querelle dell’applicazione di Smart Voting.
Già prima della rimozione degli store, infatti, il servizio Google Docs aveva bloccato su richiesta del Roskomnadzor (l’autorità per le comunicazioni statale) due documenti con delle liste di candidati consigliati per il voto ‘intelligente’. Anche in questo caso, la decisione ha ricevuto il plauso del Governo di Mosca.