Vino della settimana: Lacryma Christi del Vesuvio Bianco Lavaflava 2019

L’ascesa qualitativa della vitivinicoltura vesuviana è un fatto degno di nota che va assolutamente segnalato all’attenzione degli appassionati. Tra i protagonisti di tale balzo in avanti c’è l’azienda Bosco de’ Medici, attiva a Pompei dal 1996, grazie all’entusiasmo e alle risorse delle famiglie Palomba e Monaco.

Suggestiva e unica è già la posizione del quartier generale, le cui pertinenze agricole sono confinanti con il Parco Archeologico di Pompei, a ridosso di quella Porta Sarno in cui, durante lo scorso agosto, è stata rinvenuta la tomba di Marcus Venerius Secundo.

Proprio dalla staccionata di confine del vigneto-giardino pompeiano di Bosco de’ Medici, i fortunati in visita aziendale hanno avuto per tutta l’estate una posizione privilegiata per scrutare con curiosità i lavori del team di archeologi spagnoli dell’Università Europea di Valencia che hanno portato avanti gli scavi fino all’eccezionale rinvenimento.

Terreni vulcanici rigogliosi e fertili

Il cuore storico della produzione vitivinicola è invece in un altro luogo di forte suggestione: sulle pendici del Vesuvio, nel confinante comune di Terzigno, poco più su, sopra i 250 metri di altitudine sul livello del mare.
Stiamo parlando della Vigna La Rotonda, una parcella acquistata nel secondo dopoguerra dal nonno di Giuseppe Palomba (che oggi si divide oneri e onori della gestione con Antonio Monaco): un corpo unico ricavato su una sella d’asino generata da una colata lavica dell’eruzione del Vesuvio del 1850, un blocco continuo di quattro metri di stratificazione vulcanica.

Si è scoperto che questi terreni vulcanici – rigogliosi e fertili – erano un tempo proprietà della famiglia de’ Medici, da qui il nome dell’intrapresa dei genitori di Giuseppe e Antonio (Gaetano Palomba e Franco Monaco).

Più precisamente siamo all’interno del Parco Nazionale del Vesuvio, sul lato dell’edificio vulcanico Somma-Vesuvio che digrada verso la piana di Terzigno, esposto pienamente a sud e che guarda i Monti Lattari: verso destra, e il mare, la Penisola Sorrentina e verso sinistra, proseguendo in senso antiorario, lo sguardo arriva sino ai primi monti irpini dell’entroterra avellinese.

Tale assetto orografico crea una naturale galleria eolica con vento proveniente dal mare che risale verso terra, e viceversa, essenziale per arieggiare (e più spesso rinfrescare) le vigne, favorendo condizioni ideali per una viticoltura il più possibile sana.

I vini bianchi di Bosco de’ Medici

Vigna La Rotonda, un parco viti eterogeneo

Conseguente a questa particolare situazione pedoclimatica è stata la scelta di aderire ai dettami dell’agricoltura biologica per la conduzione dei vigneti in proprietà, certificazione che per la prima volta comparirà sulle bottiglie proprio con la vendemmia 2021, quella in corso.

Vigna La Rotonda custodisce un parco viti eterogeneo con esemplari che arrivano anche fino a novant’anni, per il quale si è voluta preservare l’impostazione originaria di allevamento a pergola. Su tale parco viti si ha in animo di avviare uno studio di mappatura per identificare con certezza le diverse varietà ampelografiche presenti.

Piedirosso e caprettone sono e restano in ogni caso i vitigni di riferimento dell’azienda e della zona vesuviana, e a questi due vitigni sono stati riservati i vigneti specializzati di impianto più recente: quello di piedirosso della fine degli anni Ottanta e quello giovanissimo di caprettone che entrerà in produzione per la prima volta con la vendemmia 2021, i cui ceppi infoltiranno la risibile quota di caprettone, fino a oggi presente a Vigna La Rotonda, che in cantina dà vita all’apprezzatissimo Pompeiano Bianco Igt Pompeii (proprio con due i).

Il caprettone proveniente anche da altri vigneti più giovani, dislocati sempre su terreni vulcanici tra Terzigno e Boscoreale, è protagonista del Lacryma Christi del Vesuvio Bianco Lavaflava, cui fa spalla un piccolo saldo di falanghina.

Il Lacryma Christi del Vesuvio Bianco Lavaflava 2019 di Bosco de’ Medici

Il Lacryma Christi del Vesuvio Bianco Lavaflava 2019 di Bosco de’ Medici, reperibile in commercio già da un anno, esprime soltanto oggi, a due anni dalla vendemmia, il suo miglior profilo, suggerendo implicitamente all’azienda di provare a posticipare in futuro l’uscita di tale etichetta, rendendolo disponibile con qualche mese di affinamento in più sulle spalle.

La 2019 è la prima annata del Lavaflava in cui si è raddoppiato il numero di bottiglie prodotte: poco meno di ottomila pezzi che parlano un dialetto vesuviano stretto. Mostra subito una generosa disponibilità olfattiva che ricorda profumi di latte di fico, felce, aloe e soprattutto pompelmo, un’anima fresca e linfatica che anticipa un sorso agrumato e salino, teso nel finale gustativo come una molla da tiro.

Un assaggio del Lavaflava del millesimo 2017, nonostante il calore e le avversità di tale annata (vedi incendio devastante sul Vesuvio di quel luglio, il peggiore di sempre), dà l’idea di quale sia la trama tellurica che caratterizza questo vino, ossia la traccia salina che lo anima indiscutibilmente, che si ritrova anche nel millesimo 2019 sopradescritto e che è presente anche nell’assaggio in anteprima del Lavaflava 2020, in cui fa capolino qualcosa di tumultuoso, un vino umorale che riflette un’annata poco tranquilla climaticamente parlando, e che sarà giustamente trattenuto in cantina per l’affinamento in bottiglia.

I migliori abbinamenti a tavola

La breve letteratura vitivinicola dei bianchi vesuviani prodotti da Bosco de’ Medici, con tale e ben definito carattere gustativo sapido-minerale (lo ricordiamo nitido anche negli assaggi del Pompeiano Bianco Igt Pompeii 2018), ben si accorda in tavola con piatti a tendenza dolce, e quindi primi piatti a base di verdure e formaggi, anche paste ripiene e timballi, a patto che non sia presente il pomodoro.

Un abbinamento testato e raccomandato con il Lacryma Christi del Vesuvio Bianco Lavaflava 2019, facilmente riproducibile in ambiente casalingo, è con un piatto di spaghetti alla Nerano. Meglio se si avrà l’opportunità di reperire gli spaghetti trafilati al bronzo del pastificio Arte&Pasta di Boscoreale, zucchine della varietà San Pasquale, il caciocavallo podolico da pezzata rossa della Fattoria Savoia a Roccabascerana, il basilico riccio. Se non ci riuscite programmate un viaggetto a Pompei per farvi preparare un piatto di spaghetti alla Nerano da Gioacchino Nocera, chef del ristorante del Bosco de’ Medici Resort. A due passi c’è da fare una passeggiatina negli scavi archeologici più tormentati e impressionanti del mondo.

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