Nel bene e nel male tutti i libri dello scrittore giapponese Haruki Murakami hanno dei punti in comune. Il protagonista è quasi sempre un uomo senza grosse peculiarità o ambizioni, coinvolto in faccenda più grandi di lui e che stenta a capire appieno. Non mancano mai gatti, whisky Cutty Sark, varie femme fatale, musica jazz e tante scene di sesso. Questi elementi ricorrenti rappresentano il marchio di fabbrica dell’autore e aiutano a rendere il passaggio da una all’altra delle sue opere meno complicato.
Ci sono sempre dei nuovi concetti da apprendere, legati soprattutto alle varie dimensioni del “realismo magico”, ma anche tanti motivi per “sentirsi a casa”. Questa sensazione di familiarità ha però anche dei lati negativi. Chi non apprezza uno o più dei temi ricorrenti della scrittura Murakami rischia di non trovare un singolo libro dell’autore in grado di soddisfarlo appieno. Anche i lettori che non disprezzano questi elementi potrebbero finire per sentirsi un po’ affaticati dopo tante letture dal “feeling” simile.
Un tipico romanzo di Murakami
“[sponsor-link id=”269″]” è un tipico romanzo di Murakami, ricco di tutte quelle caratteristiche che rendono lo scrittore amato da alcuni e detestato da altri. Difficilmente chi ha già bocciato altre sue opere riuscirà a rivalutarlo leggendo questo libro. Per chi non si è mai approcciato al mondo di Murakami, invece, l’opera rappresenta un buon punto di partenza. Non richiede alcuna conoscenza degli altri lavori dell’autore e può contare su una trama intrigante, capace di stimolare la curiosità del lettore e di aiutarlo a non scoraggiarsi di fronte all’elevato numero di pagine.
Di cosa parla “L’uccello che girava le viti del mondo”?
È difficile spiegare in poche righe di cosa parla “L’uccello che girava le viti del mondo”. Come tutti i romanzi di Murakami, il libro parte narrando una quotidianità che non ha nulla di anomalo, per poi diventare sempre più bizzarro con il passare delle pagine. Il protagonista della vicenda è Toru Okada, un trentenne disoccupato che vive alla giornata, senza pensare troppo al futuro. La sua esistenza inizia a prendere una piega insolita quando la moglie, Kumiko, lo manda a cercare il loro gatto, sparito ormai da qualche giorno. Per ragioni indecifrabili, da quel momento in poi Toru inizia a essere coinvolto in faccende inspiegabili e a incontrare persone particolari, come una medium di nome Malta, un ex militare con alle spalle una storia incredibile e una donna capace di intrufolarsi nei sogni degli altri. Anche se apparentemente scollegati, tutti questi eventi al limite dell’assurdo hanno dei punti in comune e sembrano in qualche modo intrecciate con il passato di Kumiko e di suo fratello, l’ambizioso politico Wataya Noboru.
Chi dovrebbe leggere questo libro?
Oltre agli appassionati di Murakami, “L’uccello che girava le viti del mondo” è un libro adatto a tutti i lettori che non temono le esperienze inusuali e a cui non dà fastidio sentirsi confusi. Dare un senso a tutto ciò che accade nel romanzo non è semplice e non tutte le sottotrame arrivano a una conclusione soddisfacente. Però il “viaggio” che si compie per arrivare dalla prima all’ultima pagina è appagante e ricco di momenti memorabili. Lo stile di scrittura di Murakami è tanto semplice e scorrevole quanto evocativo e rende degne di nota anche le parti meno ispirate del romanzo. Dire che non è un libro per tutti è un eufemismo, ma dopotutto esistono pochi autori più divisivi di Murakami. Potreste innamorarvi del suo stile o finire per detestarlo a causa dei suoi difetti nella gestione della trama o di alcuni personaggi. Decidere se correre il rischio o meno è una scelta che spetta solo a voi.