È già finito l’effetto green pass sulla campagna vaccinale anti Covid in Italia? Questo, infatti, è il quadro che emerge dall’ultimo report della Fondazione Gimbe di Nino Cartabellotta, intervenuto oggi a margine di un incontro al Forum Sistema Salute di Firenze. Il segno tangibile del rallentamento della campagna (che comunque si attesta fra le più efficienti d’Europa) è dato dalle 11 milioni di dosi di vaccini ancora da somministrare presenti nei frigoriferi italiani.
Cartabellotta (Gimbe): “Accelerare con terze dosi vaccini”
“Questa settimana abbiamo avuto 210mila nuovi vaccinati rispetto agli oltre 420mila della settimana scorsa con una riduzione del 52%”, spiega Cartabellotta. E, aggiunge, “questo significa che l’effetto del green pass sta un po’ scemando, almeno in quelle fasce dei lavoratori che si pensava potessero rispondere in maniera più decisa a questa misura”.
Il presidente della Fondazione Gimbe segnala poi un andamento non omogeno della campagna vaccinale in Italia, in particolare delle terze dosi. “Noi in questo momento abbiamo due obiettivi: cercare di vaccinare il più possibile dei 7,6 milioni di persone non vaccinate, in particolare i 2,7 milioni di over 50 che sono particolarmente a rischio di ospedalizzazioni, malattie gravi e decesso; l’altro è accelerare la somministrazione delle terze dosi che comunque stanno andando a velocità molto diverse tra Regione e Regione”.
“Seconda dose J&J? Attendiamo indicazioni Ema e Aifa”
Per quanto riguarda la platea degli immunodepressi, Cartabellotta sottolinea che la copertura con le dosi addizionali è del 25%, mentre quella booster del 33%. “Questo impone un’accelerazione importante perché si tratta comunque di persone ad alto rischio di ospedalizzazioni, malattie gravi e decesso”, afferma. Soprattutto a fronte del “repentino aumento dei nuovi casi” e “il progressivo calo dell’efficacia dei vaccini sull’infezione” con l’arrivo dell’inverno.
Parlando della seconda dose per gli immunizzati con Johnson & Johnson, il presidente di Gimbe non si sbilancia. “Aspettiamo quello che ci dirà l’Ema e l’Aifa, aspettiamo i dati e le decisioni della autorità regolatorie”, afferma. Infine, per quanto concerne la variante Delta plus del Covid, Cartabellotta precisa che al momento non ci sono evidenze che la mutazione molto diffusa nel Regno Unito “possa determinare un quadro clinico più severo o ridurre l’efficacia dei vaccini”.