Studenti, è l’anno più duro: “Con il Covid buchi formativi del 30-50%”

Gli effetti della pandemia da Coronavirus iniziano a farsi vedere in tutto il proprio dramma non solo sul fronte sanitario e quello economico. C’è infatti un dato che riguarda il mondo dell’istruzione e che mette sullo stesso piano gli studenti di buona parte del mondo occidentale, dagli Stati Uniti all’Olanda passando per la Francia. E che spaventa anche l’Italia.

Ne parla con ‘Il Sole 24 Ore’ Anna Maria Ajello, presidente dell’Invalsi, che inquadra i rischi delle giovani generazioni in epoca di Coronavirus. I primi studi internazionali sulle competenze degli studenti costretti a lockdown più o meno prolungati e al ricorso alla didattica a distanza dimostrano infatti importanti ritardi nell’apprendimento.

Studenti e ritardi di apprendimento: i dati

Inquietante ciò che l’Invalsi ha scoperto riguardo agli studenti olandesi. Nei Paesi Bassi, dove pure le chiusure severe sono durate solo otto settimane e il sistema formativo ha potuto disporre di ottime strumentazioni per la didattica a distanza (al contrario dell’Italia), i dati scoperchiano una situazione estremamente negativa. “Sono stati condotti test massivi sulla scuola primaria e confrontati i risultati con quelli di test analoghi condotti in anni precedenti. I ricercatori hanno evidenziato nel periodo della didattica a distanza una vera e propria mancanza. In altri termini, durante quel periodo, gli studenti avevano imparato poco o nulla“, ha spiegato Anna Maria Ajello.

La situazione è analoga anche in Francia (“gli studenti francesi hanno accumulato gravi lacune nelle materie tecnico-scientifiche“) e negli Stati Uniti. Su questi ultimi si registra anche l’opinione di Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli: “Il gap formativo in America è stimato dal 35 al 50% in matematica e nella propria lingua rispetto alle stesse classi degli anni precedenti. Se in Italia è andata come in Olanda, la perdita di apprendimento causata dalle 14 settimane di chiusura da marzo sarebbe probabilmente superiore al 30%“.

L’Italia e la “generazione perduta del Covid”

‘Il Sole 24 Ore’ non esita a parlare di una “generazione perduta del Covid“. Tanto più che in Italia già prima della pandemia si era parlato di una percentuale di studenti in grado di affrontare e risolvere problemi pratici pari solo al 77%. L’Invalsi sottolinea peraltro anche una problematica territoriale, legata ad alcune aree del Mezzogiorno (soprattutto la Calabria). Qui il ritardo cognitivo degli studenti si avvicina pericolosamente a un intero anno solare.

E i dati di Ipsos-Save The Children non sono certo più rincuoranti, anzi. In base a una recente indagine, infatti, la metà degli studenti italiani ritiene di aver perso un anno a causa del Coronavirus. Addirittura 34mila iscritti alle superiori rischiano di abbandonare gli studi a causa delle assenze prolungate. E la scuola rischia sempre più di ripiegarsi su se stessa nell’anno più difficile che il Dopoguerra abbia mai conosciuto.

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