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Sono 8 gli arresti effettuati dalla Guardia di Finanza fra La Spezia e Ancona per associazione a delinquere e caporalato. Oltre 150 operai bengalesi, impegnati nella costruzione di yacht di lusso, erano sfruttati, sottopagati e sottoposti a turni massacranti di 14 ore al giorno sorvegliati a vista dai “caporali”, che spesso li minacciavano e picchiavano. Nonostante alcuni di loro avessero avvisato il datore di lavoro di essere malati, non venivano riconosciuti loro permessi né riposo. La Guardia di Finanza ha perquisito l’azienda e ha sequestrato a titolo preventivo 900mila euro.
Come avveniva il caporalato
Le fiamme gialle hanno acquisito gli orari di ingresso e uscita sul lavoro, testimonianze dei lavoratori e di altre persone a loro vicine e avviato intercettazioni telefoniche e ambientali. Tutto questo ha confermato il caporalato le gravi condizioni di sfruttamento cui erano assoggettati gli operai, in un regime di sopraffazione, tra minacce e violenze, di cui era responsabile un gruppo formato da altri connazionali e da un italiano. I “caporali” sottoretribuivano gli operai con una paga fissa di 4 o 5 euro l’ora, impiegandoli, senza soste, in attività lavorative pesanti e anche pericolose, come la saldatura, la stuccatura e la verniciatura di imponenti yacht e superyacht. In caso di infortunio sul lavoro, i lavoratori erano costretti a fornire una falsa dichiarazione al personale sanitario del pronto soccorso, senza fare alcun riferimento alla mansione svolta.