“Sei contento di tornare in classe?”. “Sì”. Anche se le scuole sono chiuse in tutta Italia, Leonardo è il primo bimbo in tutta Italia a rientrare in classe. Nessuna eccezione al decreto, però: si tratta infatti di un progetto pilota voluto da Paolo Tiramani, sindaco di Borgosesia, in provincia di Vercelli, dove da oggi le famiglie di 36 bambini potranno partecipare all’assistenza per minori. “Una sorta di babysitteraggio allargato” come ha spiegato il primo cittadino della città piemontese.
L’iter del progetto, non senza ostacoli
“Stavamo lavorando a questo progetto da fine aprile – ha spiegato Tiramani –, presentando un protocollo tecnico e sanitario alla Regione. La parte sanitaria, nello specifico, è stata seguita da un importante virologo, il professor Di Perri. Vogliamo permettere alle famiglie, i cui genitori sono tornati a lavorare dopo il 4 maggio, di avere un’assistenza per i propri figli. Molti miei concittadini mi avevano chiamato perché erano preoccupati già dal mese di aprile, questa è la nostra risposta. Speriamo che serva a tutta l’Italia per risolvere un problema presente ovunque, non solo a Borgosesia”.
Le attività si svolgono nella palestra e nella ludoteca del Comune. Come spiega il sindaco di Borgosesia, infatti, non è stato possibile utilizzare gli ambienti scolastici: “Spiace – ha dichiarato –, perché a fronte di questo progetto, avallato anche dalla Regione Piemonte, ieri il Ministero dell’Istruzione ci ha negato la concessione dei nostri spazi. Noi però non ci siamo persi d’animo e abbiamo trovato una soluzione che permette alle famiglie di stare tranquille”.
Il primo cittadino ha volunque voluto chiarire un punto: “Non stiamo erogando servizi educativi, non è una vera e propria scuola e non lo vuole essere. Serve a dare assistenza a quei genitori che, dovendo tornare entrambi a lavoro, non sanno come poter gestire i propri bambini”.
Le attività svolte in classe
Tiramani è entrato nel dettaglio delle attività svolte dai piccoli partecipanti: “I bambini coinvolti nel progetto svolgono attività con gli educatori: chi sta facendo didattica a distanza continuerà a farlo anche grazie al Wi-Fi presente in queste aree. Chi invece non è impegnato con la didattica a distanza farà comunque dei percorsi di socialità mantenendo comunque le distanze previste dal Dpcm”.
La soluzione è stata accolta con entusiasmo dai genitori: “Incaricare un nonno, che ha la sua età, di controllare un bambino di 6 anni che ha bisogno di giocare, di muoversi e di socializzare non è possibile tutti i giorni – ha dichiarato la mamma del primo dei 36 bambini che hanno varcato la soglia della nuova classe -. Mi sembra un’ottima possibilità, un ritorno a una parziale normalità. La quarantena è stata più difficile per lui, senza amici, senza poter andare in giro. Ha anche un fratello a Pavia che non vede dal 28 febbraio. Gli adulti le risposte se le sanno dare e vivono una loro normalità, i bambini no“.