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“Vogliamo far ripartire l’aviazione, parliamo di cani con capacità olfattive superiori, riescono a riconoscere un positivo al Covid, anche se asintomatico, e le mutazioni, quella inglese o sudafricana“. Così Barbara Sarfatti, di I-Sec, spiega il nuovo progetto, portato avanti presso l’aeroporto Levaldigi di Cuneo, attraverso cui si utilizzeranno i cani per trovare i positivi al coronavirus. “Potrebbe far ripartire qualsiasi luogo con tante persone e garantire l’assenza di un focolaio. Si basa sul metabolismo delle persone“, prosegue Sarfatti.
L’uso dei cani anti-Covid negli ospedali
L’uso dei cani per individuare il Covid “si basa su uno studio fatto in Finlandia, a Helsinki, dove su seimila campioni i cani sono stati in grado di riconoscere il 95% dei positivi. Sono stati in grado di riconoscere anche i soggetti asintomatici e gli ammalati che non avevano ancora manifestato i sintomi“. A spiegarlo è Luigi Icardi, l’assessore alla Sanità del Piemonte. “È una possibilità molto importante e io mi auguro che abbia successo, anche perché potrebbe essere mutuata e portata negli ospedali italiani“, aggiunge Icardi. “L’olfatto del cane ha molteplici qualità e si lavora facendogli discriminare le varie molecole della garza. Mi sento molte responsabilità ma il primo obiettivo è i tempi del cane e il suo addestramento” conclude Rossana Rinaldi, addestratrice.