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“Negli istituti penitenziari del Lazio partirà una massiccia campagna di vaccinazione nell’ultima decade di aprile. L’assessore D’Amato ha scelto di somministrare il vaccino Johnson & Johnson, che ha l’importante caratteristica di essere monodose. Nell’arco del mese di maggio dovremo essere quindi a buon punto. Ma è importante una campagna di sensibilizzazione in carcere, perché non tutti i detenuti vogliono vaccinarsi“. A spiegarlo è stato Carmelo Cantone, provveditore del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria di Lazio, Abruzzo e Molise.
Gli obiettivi della vaccinazione in carcere
“Dobbiamo aumentare con le percentuali, per raggiungere gli obiettivi di immunità prefissati“, ha aggiunto Cantone. Che però ritiene che anche nell’ambiente del carcere il peggio sia passato: “C’è stata una primissima fase emergenziale, in cui si sono verificate anche proteste negli istituti. Il clima era diventato conflittuale. Ma da allora la popolazione detenuta, nel suo complesso, ha compreso i rischi e le difficoltà dovute al Covid“.
“Affrontare, come faremo per il Lazio, una massiccia campagna di vaccinazione come la nostra è più facile che farlo alla collettività esterna – ha spiegato Cantone –. Intanto, sembra una banalità ma non lo è, perché le persone sono in carcere. E quindi la somministrazione avviene nello stesso luogo in cui vivono. E questo semplifica le operazioni. Ciò permetterà, giorno per giorno, di fare molte più vaccinazioni di quante se ne fanno nella collettività esterna“.
Cosa si poteva fare: “Agevolare percorsi alternativi”
Cantone ha però rimarcato come potessero arrivare ulteriori aiuti nei confronti della realtà delle carceri. “Secondo noi operatori penitenziari – ha ammesso –, si poteva e si doveva fare di più. Non parliamo di provvedimenti indulgenziali. Ma, in presenza di un esaurimento della pena molto vicino o percorsi di libertà progressiva, si potevano favorire le misure alternative al carcere. Lo sottolineò anche l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ma per farlo è necessaria una volontà politica“.
E quindi Cantone ha anche spiegato ciò che intende: “Il carcere è un discorso di vuoti e di pieni. C’è un rubinetto in entrata e un rubinetto in uscita. Ossia i detenuti che arrivano e quelli che vengono scarcerati o accompagnati in misura alternativa. Si tratterebbe di cercare di stringere un po’ il rubinetto in entrata e soprattutto di allargare il rubinetto in uscita. Non però in una logica buonista. Parliamo invece di incentivare i percorsi di progressivo rientro alla vita sociale e civile“.