Definire “turbolenta” la gestione di Twitter da quando Elon Musk ne è il proprietario sarebbe un eufemismo. Il miliardario ha fatto subito parlare di sé per la scelta di dimezzare il numero dei dipendenti dell’azienda, con l’obiettivo di limitare le perdite economiche. “Sfortunatamente non c’è scelta quando un’azienda perde oltre quattro milioni di dollari al giorno”, aveva spiegato con un post sul social. Poi c’è stata la controversa questione delle spunte blu a pagamento, che ha generato parecchio malcontento e ha portato vari account famosi a fingersi Elon Musk per dimostrare l’inutilità della decisione.
Più di recente, il nuovo proprietario di Twitter ha messo i dipendenti di fronte a un ultimatum: accettare di lavorare con intensità per un numero elevato di ore (non meglio precisato) o lasciare l’azienda, ricevendo una buonuscita pari a tre mesi di stipendio. Almeno mille dei 3500 dipendenti rimasti avrebbero scelto quest’ultima opzione. A far temere il peggio è soprattutto l’abbandono di vari ingegneri, vitali per la sopravvivenza del social. Secondo alcune fonti interne non ne sarebbe rimasto nessuno o al massimo uno o due.
L’ora più buia di Twitter
Per provare a calmare le acque, Musk ha fatto un piccolo passo indietro su una delle sue richieste più controverse: il ritorno di tutti i dipendenti in presenza. Tramite un’email inviata al personale, ha concesso a tutti la possibilità di continuare a lavorare in smart working, a patto che la qualità del lavoro sia confermata dai manager di riferimento. Troppo poco e troppo tardi, verrebbe da dire. Molti dipendenti, esasperati dal modo rigido in cui Musk ha deciso di gestire Twitter, se ne sono andati comunque.
Nelle ore successive all’abbandono in massa, Musk ha annunciato la chiusura temporanea degli uffici di Twitter fino a lunedì 21 novembre. Nel frattempo, sul social è esploso l’hashtag #RIPTwitter, usato dagli utenti per parlare della probabile fine della piattaforma, che ormai sembra allo sbaraglio. Musk ha rincarato la dose pubblicando sul suo profilo un meme che allude in modo ironico al “funerale” di Twitter.
Le alternative al social
Vari utenti hanno iniziato ad abbandonare Twitter per spostarsi su altre piattaforme. Mastodon è la più gettonata, soprattutto per le sue similitudini con la piattaforma di microblogging e la presenza di “istanze” dedicate ad argomenti diversi, ognuna con le sue regole. Gli artisti hanno iniziato a prendere in considerazione un ritorno permanente su Tumblr, che per molto tempo è stata la loro “casa online”.