Se la guerra in Ucraina sta provocando una situazione di sempre maggiore isolamento tra la Russia e il resto del mondo, sul fronte geopolitico e anche economico, uno dei prossimi passi potrebbe riguardare internet. Con il Cremlino che sta seriamente valutando di implementare una rete web tutta sua: RuCom.
Si tratta dell’ultimo passo di un’operazione capillare, in corso sin dal primo giorno dell’attacco all’Ucraina. La Russia ha infatti messo in atto un sistematico isolamento dalla rete di comunicazione globale. Lo certifica la legge varata dalla Duma di Stato, il Parlamento locale, secondo cui chi fornisca informazioni o notizie divergenti dalla versione ufficiale del Cremlino rischia fino a 15 anni di carcere. Ma cosa significa avere una rete internet “statale”? E, nel concreto, come funzionerebbe RuCom?
RuCom, la rete internet accessibile solo in Russia: ecco come è possibile
La nuova rete, valida solo per la Russia, potrebbe partire già in data 11 marzo. Lo illustra il locale Ministero dello sviluppo digitale, comunicazione e mass media in due documenti. E in particolare in uno di essi appare evidente come RuCom sia a un passo. Si chiede infatti a cittadini e aziende di “aggiornare e (o) rendere più complessa la politica della password“. Ma, soprattutto, di spostare le risorse pubbliche verso un hosting russo e ogni sito attivo a un dominio ‘.ru’.
Il progetto di avere un “internet sovrano” in Russia, in realtà, non è nuovo. Il presidente Vladimir Putin aveva infatti già varato un piano in tal senso nel 2019. Il tutto, ovviamente, sta vivendo una accelerazione esponenziale dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. L’obiettivo finale è che, con RuCom, in ogni punto del Paese l’intero traffico web sia controllato dallo Stato. Ciò proteggerebbe sicuramente da cyberattacchi esteri, ma renderebbe soprattutto inaccessibili i dati in circolazione nella nazione.
L’operazione è possibile, e – soprattutto – legale? La risposta a entrambe le domande è sì. La chiave dell’operazione è nella crittografia informatica. Chiunque acceda a internet ha ormai familiarità con la “autenticazione a più fattori“, ossia quel sistema tramite cui per accedere a qualsiasi servizio dobbiamo inserire più codici o password che ci arrivano su dispositivi diversi (come sul pc e sullo smartphone, magari tramite sms). Ebbene, RuCom si baserebbe sullo stesso principio. La presenza di più codici o password, però, avrebbe lo scopo di risultare illeggibile a chiunque non sia in Russia.
Il Ministero ha poi chiesto di “spostare le trasmissioni ai server di DNS localizzati sul territorio della federazione” e “cancellare dalle pagine HTML tutti i codici Javascript scaricati da risorse estere“. Lo scopo è anche qui evidente. RuCom sarà infatti scritto con linguaggi di programmazione noti nella sola Russia. Il confronto con l’HTML, che è un linguaggio di pubblico dominio, viene da sé. Quest’ultimo è infatti accessibile a qualsiasi operatore informatico. Quello a cui sta lavorando il Cremlino non lo sarà.
L’iniziativa RuCom, peraltro, non rappresenta certo una novità assoluta nel panorama del World Wide Web. In Cina, infatti, dal lontano 2006 è perfettamente funzionante il cosiddetto Great Firewall, progetto di censura e sorveglianza di Stato che inibisce l’accesso a siti internet e monitora la navigazione degli utenti. Ora la Russia punta a raggiungere quei livelli e superarli. Con buona pace, peraltro, delle VPN, le sempre più diffuse reti virtuali private che simulano connessioni internet da ogni angolo del mondo. A Mosca garantiscono di essere pronti a fronteggiare tali minacce. Ma c’è da giurare che un silenzioso esercito di cyberpirati in ogni angolo del Pianeta sia già pronto a raccogliere la sfida.