Huawei ha mosso un altro passo verso l’indipendenza dagli Stati Uniti. Stando a quanto riportato dal Financial Times, l’azienda cinese ha iniziato la costruzione a Shangai di un impianto dedicato alla realizzazione dei processori per i suoi dispositivi. Finora i chip erano sempre stati prodotti a Taiwan dall’azienda TSMC, che però si appoggia a tecnologie e macchinari made in Usa. Dopo l’inserimento nella lista nera delle entità commerciali dell’Ufficio dell’Industria e della Sicurezza (Bis) degli Stati Uniti, per Huawei è un rischio collaborare con le società che hanno legami con gli Usa. Anche se negli ultimi mesi il ban è diventato un po’ più “morbido” il colosso di Shenzhen sente comunque la necessità di rendersi il più autonomo possibile.
La gestione dell’impianto
Il nuovo impianto per la produzione dei processori sarà gestito da Shanghai IC R&D Center, azienda con cui ormai Huawei collabora da molti anni. Inizialmente si partirà con un processo produttivo a 45nm, per poi procedere con quelli a 28 nel 2021 e a 20 nel 2022. Huawei intende procedere con calma, arrivando a ottenere tutte le competenze necessarie per mettersi al pari con la concorrenza nel corso dei mesi.
Il Q3 2020 di Huawei
Per Huawei, il terzo trimestre del 2020 si è chiuso con 51,9 milioni di unità e una quota di mercato del 14,7%. Un risultato positivo, ma solo fino a quanto non si fa un confronto col terzo trimestre del 2019. Rispetto a quel periodo le spedizioni del colosso di Shenzhen sono scese del 22%. Ciononostante, Huawei si è comunque piazzata al secondo posto nella classifica dei produttori di smartphone. Oltre a lei sul podio si trovano Samsung (con una quota di mercato del 22,7% e 80,4 milioni di smartphone venduti) e Xiaomi. Quest’ultima, con una quota di mercato del 13,1% e 46,5 milioni di dispositivi, ha spodestato Apple.