Facebook avrebbe avuto a disposizione fin da marzo un metodo per limitare la circolazione sulla piattaforma delle fake news sui vaccini anti Covid, ma non l’avrebbe mai messo in pratica. È la nuova rivelazione emersa dall’inchiesta sui Facebook Papers, i documenti interni dell’azienda pubblicati da un collettivo di testate giornalistiche internazionali.
A raccontare questo episodio è l’Associated Press, che in questo articolo spiega come alcuni dipendenti del social network, sette mesi fa, avrebbero studiato una soluzione per limitare la disinformazione su un tema così delicato come quello dei vaccini contro il nuovo Coronavirus.
Come spiega l’Ap, sarebbe infatti bastato modificare la scala di priorità dei post sul tema. In questo modo quelli riconducibili a fonti ufficiali, come l’Oms, sarebbero apparsi per primi sulle bacheche degli utenti; mentre quelli falsi sarebbero finiti in fondo, evitando che diventassero virali.
I risultati della ricerca interna avrebbero quindi fatto sperare i dipendenti stessi che Facebook adottasse queste misure subito. E lo dimostra parte della corrispondenza interna pubblicata dall’agenzia statunitense. Invece, l’azienda non ha fatto nulla per oltre un mese.
Ad aprile, infatti, un altro ricercatore ha suggerito di disattivare i commenti sui post riguardanti i vaccini. In questo modo il social network avrebbe avuto il tempo per studiare un piano per limitare la disinformazione sul tema. Ma anche questo appello sarebbe stato ignorato.
Secondo alcuni esperti, infatti, la preoccupazione di Facebook sarebbe stata quella di intaccare i propri profitti. “Perché non hanno rimosso i commenti? Perché l’engagement è l’unica cosa che conta. Attira attenzione su attenzione, utenti su utenti e così i ricavi aumentano”, dice all’Ap Imram Ahmed, Ceo del Center for Countering Digital Hate, un gruppo di monitoraggio dell’odio su Internet.
La posizione di Ahmed sul tema è piuttosto radicale. Secondo lui, infatti, “Facebook ha preso delle decisioni che hanno condotto delle persone ad affrontare una disinformazione che le ha portate alla morte. A questo punto dovrebbero aprire un’inchiesta per omicidio”.
Dal canto suo, il social si è difeso dicendo di aver fatto “progressi considerevoli” nella lotta alle fake news sui vaccini. Ma dai file interni emergerebbe un quadro ben diverso. Perché la gerarchia basata sull’engagement (il totale delle interazioni, fra like, commenti e condivisioni) ha portato a diventare virali post su temi sanitari molto delicati, e molto divisivi, provenienti però da fonti non ufficiali.
In questo modo si sono diffusi dubbi, voci discordanti e gli utenti si sono polarizzati. “Questa gente sta vendendo paura e indignazione – dichiara Roger McNamee, ex azionista di Fb –. Non è un caso fortuito, è un modello di business”.
Un portavoce della piattaforma ha dichiarato che molti dei suggerimenti interni, in realtà, sarebbero stati adottati. Semplicemente è servito del tempo per valutarli e applicarli. Oltre un mese di tempo, per la precisione, a cavallo fra marzo e aprile 2021. Un momento cruciale per le campagne vaccinali di tutto il mondo, come fa notare l’Ap.
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