Nell’ambito di un ambizioso piano di ristrutturazione, la Walt Disney ha annunciato di voler tagliare 7mila posti di lavoro, che corrispondono al 3% del totale. L’obiettivo dell’operazione è quello di ottenere 5,5 miliardi di dollari di risparmi sui costi nei prossimi cinque anni. Lo ha annunciato Bob Iger, l’amministratore delegato, da poco tornato alla guida della società. La stessa ha annunciato che questa ristrutturazione renderà l’attività più efficiente e ne ridurrà i costi, snellendo le operazioni. Nello specifico, la società si riorganizzerà in tre segmenti: un’unità incentrata sullo sport, una seconda che include film, televisione e streaming, e un’ultima che include parchi, esperienze e prodotti Disney.
La ricostruzione
La decisione della Disney arriva in un momento di particolare pressione sulla società. Negli ultimi tre mesi del 2022, la piattaforma streaming Disney+ ha perso 2,4 milioni di abbonati: il servizio, lanciato alla fine del 2019, non aveva mai registrato risultati così bassi. È la prima volta, infatti, che Disney+ non ha guadagnato nuovi spettatori nell’ultimo trimestre: ciò ha portato al taglio del personale. “Sebbene ciò sia necessario per affrontare le sfide attuali, non prendo questa decisione alla leggera”, ha dichiarato Iger. La società ha dichiarato che la Disney si sta “imbarcando in una significativa trasformazione”, che si tramuterà in una “crescita e in una redditività sostenute nelle nostre attività di streaming, posizionandoci per navigare le sfide economiche globali e portare risultati agli azionisti”. Il nuovo piano annunciato dall’azienda è piaciuto a Wall Street, dove i titoli sono saliti fino al 9% nelle contrattazioni after hours. Il rialzo è anche legato ad un fatturato superiore alle aspettative degli analisti: secondo i trimestrali comunicati nella giornata di mercoledì 8 febbraio, la Disney ha registrato un fatturato pari a 23,5 miliardi di dollari da ottobre a dicembre.
Qualche dato
La piattaforma della Disney oggi conta circa 161,8 milioni di abbonati in tutto il mondo. Al 2 ottobre del 2021, secondo il rapporto annuale dello stesso periodo, la società impiegava 190mila persone in tutto il mondo. L’80% di queste era a tempo pieno. “Crediamo che il lavoro che stiamo facendo per trasformare il nostro business intorno alla creatività, riducendo al contempo le spese, porterà a una crescita sostenibile e alla redditività della nostra attività di streaming”, ha concluso Iger. È da sottolineare che la decisione della Disney si aggiunge a quelle già viste nelle ultime settimane in altre grandi piattaforme americane, tra cui Microsoft, Amazon, Meta e Twitter. Nell’aria, tuttavia, c’è davvero l’aria di un cambiamento radicale.