Una data e un luogo simbolo, per riaccendere la speranza e iniziare il conto alla rovescia per i Giochi Olimpici di Tokyo 2020. È partita nella giornata di giovedì la classica staffetta olimpica, a un anno esatto di distanza dalla decisione ufficiale, da parte del CIO, di rinviare al 2021 la rassegna a Cinque cerchi a causa della pandemia di Covid-19. Come non è casuale la data, non lo è nemmeno il punto di partenza, la città di Fukushima, colpita dal disastro nucleare dieci anni fa, nel marzo 2011.
La staffetta, che si svolgerà seguendo le restrizioni anti-Covid vigenti in Giappone, toccherà tutte le 47 prefetture del Paese e coinvolgerà circa 10mila tedofori. L’ultimo di questi, sul cui nome naturalmente vige il massimo riserbo, darà il simbolico avvio ai Giochi accendendo il braciere olimpico il prossimo 23 luglio, allo Stadio di Tokyo.
Prima dell’avvio della staffetta olimpica, la nuova presidente del Comitato organizzatore Seiko Hashimoto si è augurata che la fiaccola olimpica “possa essere una luce di speranza al termine di un periodo di oscurità”. Un pensiero condiviso dal presidente del CIO Thomas Bach. “Seguiremo la staffetta della torcia olimpica con grande entusiasmo – ha detto –. La vista della fiamma sarà un momento molto emozionante, non solo per il popolo giapponese, ma anche per le migliaia di atleti in tutto il mondo, molti dei quali vedono i Giochi di quest’anno come la luce in fondo al tunnel“.
A dare il via alla staffetta sono state alcune rappresentanti della nazionale nipponica di calcio femminile, campione del mondo nel 2011. Durante il loro tragitto, come avverrà anche per tutto il resto del percorso, le autorità controlleranno che non vi siano assembramenti attorno ai tedofori. Le autorità nazionali hanno chiesto esplicitamente di evitare eccessive manifestazioni di entusiasmo.
La risposta dei cittadini nipponici, però, resta per adesso piuttosto fredda. Non ha aiutato, in questo senso, la notizia dei limiti alle presenze negli impianti, in cui tra l’altro non potranno entrare spettatori provenienti dall’estero. L’agenzia di stampa Kyodo ha pubblicato lo scorso fine settimana un sondaggio impietoso da questo punto di vista: il 39,8% degli intervistati preferirebbe cancellare l’evento, viste le difficoltà sanitarie a livello mondiale ancora non risolte. Solo il 23,2%, invece, è d’accordo con la decisione del CIO di andare comunque avanti.
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