Rocambolesco ci è nato, questo Giro d’Italia. E rocambolesco non poteva che morirci, con due signori che solo dieci giorni fa erano tra i tanti peones del gruppo, e che adesso si trovano separati da 86 centesimi nella giornata più importante della loro vita (quella sportiva, almeno). Di riffa o di raffa, questo Giro d’Italia è riuscito ad arrivare a Milano. Nonostante il Covid, i tamponi positivi, le squadre fuggiasche, i ritiri, il freddo, la neve, le borracce rotolanti, la ridicola protesta di Morbegno e i cambi obbligati di percorso, gli organizzatori (voto 21, come le tappe) hanno vinto la loro battaglia. A partire da quel Mauro Vegni (voto 10) che l’altroieri non meritava la “coltellata” di quell’empio sciopero: è lui il vero vincitore di questo mese di ottobre, ciclisticamente parlando.
Se si potesse dare una maglia rosa di gruppo, la meriterebbe tutto il team Ineos (voto 60, che è 10 moltiplicato per 6 tappe vinte, e oggi si va per la settima). Mai, nella storia di un grande giro, si è visto un successo di squadra più di squadra di questo. Arrivati nel Belpaese per vincere la corsa con Thomas, gli uomini di Brailsford hanno perso il capitano al terzo giorno in modo scellerato, ma senza fare una piega. Grazie a un Filippo Ganna stellare (voto 8, favoritissimo oggi), unica nota lieta in casa Italia, hanno corso con grosse sacche d’entusiasmo.
Nel mezzo un altro successo con Narvaez. Quindi lui, Tao Geoghegan Hart (voto 10), l’uomo che si è preso i galloni di capitano giorno dopo giorno. Con tenacia. Con astuzia. E con un “bulldozer” di nome Rohan Dennis (voto 10, 100, 1000, terza settimana straripante), che gli ha spianato giovedì lo Stelvio e ieri il Sestriere, servendogli sul piatto d’argento la rosa finale che oggi il britannico si giocherà sul filo dei secondi. Il team ex-Sky, tiranno dell’ultimo decennio tra i professionisti, ha dimostrato cosa significa essere professionisti per davvero. Meritano un 10 anche Matteo Tosatto e Dario David Cioni, i due diesse nostrani che dall’ammiraglia hanno guidato questa corrazzata in modo magistrale nello “spartito” della corsa.
Se non accadrà l’imponderabile, oggi pomeriggio “Tao Geo” regalerà al Regno Unito il secondo Giro d’Italia della sua storia dopo quello targato Chris Froome del 2018. Come già accennato, se la giocherà contro le lancette e soprattutto contro Jai Hindley (voto 10, di nuovo). L’australiano della Sunweb ieri le ha tentate tutte per togliersi di ruota il rivale.
Il quale però, nel finale, lo ha bruciato controreplicando allo scatto finale di Hindley di 48 ore prima ai Laghi di Cancano. Il 24enne della terra dei canguri ora è in rosa, e oggi partirà per ultimo: tra i due a cronometro sulla carta non c’è gara. Però siamo all’atto finale, l’acido lattico si innerva negli arti inferiori e la maglia rosa addosso fa pur sempre miracoli.
Non sempre però è così. Con Wilco Kelderman (voto 4) neanche la maglia di leader ha potuto nulla. Di certo il capitano della Sunweb, staccandosi ieri già alla seconda ascesa verso Sestriere, ha finito col dare ragione alla sua ammiraglia per la tattica di giovedì, quando in cima allo Stelvio Hindley non è stato fermato per aspettarlo. Lo avessero fatto, forse a quest’ora Geoghegan Hart avrebbe già il Giro in cassaforte.
All’olandese continua a mancare sempre una figura per fare un punto, usando il gergo del tresette: oggi a cronometro difenderà il terzo gradino del podio senza problemi, ma l’impressione è che quello resta il suo massimo. Poi passerà alla Bora, e lascerà proprio a Hindley (sul quale però già impazzano le voci di mercato) la fascia di capitano in casa Sunweb.
Si giocheranno il quarto posto Pello Bilbao (voto 7 ieri, ma meglio sullo Stelvio) e Joao Almeida (voto 9: è un potenziale fuoriserie, c’è solo da lavorarci su). Lo spagnolo, che ha nelle gambe pure il Tour, ha fatto i bimbi con i baffi queste tre settimane. Il portoghese anche ieri ha dato riprova di che razza di potenziale ha, a soli 22 anni.
Chiudiamo con i nostrani. Nibali (voto 6) finirà settimo: non ha vissuto il 2020 che sperava, però ha fatto il massimo. L’augurio è che possa divertirsi ancora un paio d’anni. Senza pressioni né smanie di vittoria: non ne deve avere, lui che ha vinto praticamente tutto. Plausi veri a Masnada (voto 8), acqua freschissima nella siccità italiana di ragazzi da classifica. Giù il cappello invece di fronte a Pozzovivo (voto 9): peccato per la mancata top ten, all’ultima probabile recita rosa l’avrebbe meritata.
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