Sabato 25 febbraio 2012, stadio Giuseppe Meazza in San Siro. Milan e Juventus si affrontano in occasione del gustosissimo anticipo della 25esima giornata di Serie A distanziate in classifica di 4 punti (53 a 49, anche se la Juventus doveva ancora recuperare una partita). I rossoneri, che cercano di consolidare la vetta del campionato, si portano in vantaggio al 14’ con Nocerino. Ma, al 25’, accade l’incredibile.
Sugli sviluppi di un calcio d’angolo, infatti, Buffon respinge il primo colpo di testa di Mexes e subito dopo, ma nettamente oltre la linea di porta, quello di Muntari: ma, per l’arbitro Tagliavento e per l’assistente Di Liberatore, quello non è gol. Dal possibile 2-0, si arriverà poi a 7’ dalla fine al definitivo 1-1 messo a segno da Matri. Scoppia la polemica. A fine stagione saranno i bianconeri allenati da Antonio Conte a vincere lo scudetto. Niente bis consecutivo del Tricolore per gli uomini di Massimiliano Allegri.
La storia è nota. Da quel 2012 la Juventus metterà in fila altri 8 campionati, mentre il Milan dovrà accontentarsi di porre nella bacheca solo una Supercoppa Italiana. Dieci anni esatti dopo quell’episodio, passato inevitabilmente alla storia del calcio, che cosa rimane ancora di quella amarezza per i tifosi del Milan? Lo abbiamo chiesto direttamente a Carlo Pellegatti, voce storica delle partite dei rossoneri.
“Il gol di Muntari ha cambiato la storia del calcio”
Carlo Pellegatti, che squadra era quel Milan che si apprestava ad affrontare la Juventus e che in condizioni si trovava?
“Era un Milan con lo scudetto sul petto, con un Ibrahimovic in grande condizione di forma. Rispetto all’anno precedente, dove l’Inter si era avvicinata ma i rossoneri erano riusciti a reagire bene, l’avversario diretto era una Juventus che non stava andando al massimo. Magari non era una squadra composta di campioni straordinari, ma nel complesso era molto organizzata. I rossoneri erano andati in vantaggio in avvio di match”.
E poi?
“Era arrivato anche il 2-0. E invece… Anche se poi il Milan aveva accusato qualche battuta a vuoto dopo quella partita, secondo me con quella vittoria sarebbe arrivato il colpo decisivo per lo scudetto. È un’ipotesi non suffragata da nulla. Però forse la Juventus, che si sentiva imbattibile, avrebbe avuto una ripercussione per una squadra appena nata e il Milan avrebbe avuto uno slancio. Molto probabilmente avremmo vinto il secondo campionato consecutivo”.
Nell’ambiente Milan il gol non dato a Muntari venne considerato da tutti un’ingiustizia?
“Sì, venne vissuta come una grandissima ingiustizia. Infatti, come è successo con la monetina del Napoli, quando tolsero poi la responsabilità oggettiva, qua misero successivamente la goal-line technology. Purtroppo è sempre il Milan che passa attraverso questi problemi che poi vengono risolti per tutti. In classifica saremmo andati a +7 e, ribadisco, sono convinto che il Milan avrebbe poi vinto lo scudetto”.
Eppure qualcuno potrebbe obiettare che, se ci fosse stato già il Var all’epoca del gol di Muntari, anche la rete di Matri annullata prima dell’1-1 sarebbe stata convalidata.
“Non lo so. Con il 2-0 sarebbe stato molto complicato per quella Juventus, non nella sua migliore edizione, rimontare quello svantaggio”.
Ma in quell’anno, secondo lei, il Milan non ha perso lo scudetto anche perché ormai nello spogliatoio si respirava un clima di mobilitazione generale della rosa?
“No. Sono sicuro che con il gol di Muntari sarebbe cambiata la storia del calcio. Per l’entusiasmo del presidente Berlusconi, felice della vittoria, forse avrebbe rilanciato nella sua attività di grandissimo presidente. E invece così c’è stata una demoralizzazione comune che poi si è acuita con l’uscita di tanti giocatori nel giugno successivo. Il Milan avrebbe vinto quello scudetto; la Juventus non si sarebbe aggiudicata nove campionati di fila. Quell’episodio ha cambiato la storia del calcio negli ultimi 10 anni. Questa è la mia convinzione e non me la toglie nessuno”.
Quindi considera più il gol di Muntari come fatto simbolico dell’inizio della fine del grande Milan berlusconiano piuttosto che il mancato acquisto di Tevez un mese prima?
“Sì, vero. Anche questo. Allora, possiamo dire così: nel giro di 30 giorni sono successi due fatti che hanno cambiato la storia del calcio”.
Pellegatti: “Il Milan di quest’anno può puntare allo scudetto, ma la prestazione di Salerno non può più essere ripetuta”
Torniamo al presente: questo Milan può pensare di assomigliare, anche minimamente, a quello di Allegri?
“Non credo. Là giocava un Ibrahimovic con 10 anni di meno, c’erano Thiago Silva, Seedorf, Gattuso, Nesta, Inzaghi, Ambrosini, un Boateng nel massimo della forma. E c’era ancora Pato. C’erano giocatori che avevano vinto tutto, dei campioni assoluti. Qua ci sono dei ragazzi bravi. Sul piano caratteriale, del temperamento, della qualità, non c’è confronto. Basta vedere quelli che si sono ritirati e quelli di oggi: c’è ancora una bella differenza”.
Però questa squadra, attualmente, è ancora in corsa per lo scudetto. Ci può puntare concretamente?
“Essendo in testa alla classifica, potrebbe vincerlo. Però speravo di non vedere un Milan come lo abbiamo visto a Salerno. E invece l’ho visto. Se non regge la pressione con queste battute a vuoto, difficilmente lo vince e, meritatamente, non lo vincerà con altri passi falsi del genere. Per vincere lo scudetto non bisogna accusare queste battute a vuoto. Soprattutto nelle ultime dieci giornate di campionato”.
Un’ultima cosa: ha poi chiarito con Antonio Conte dopo quel fuorionda al termine del Milan-Juventus di 10 anni fa?
“Su questo punto preferisco non parlare…”.