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Euro 2020, l’Inghilterra e la finale casalinga a Wembley: i precedenti

Domani sera l’Inghilterra affronterà l’Italia per la finale di Euro 2020 giocando tra le mura amiche. Il match si disputerà infatti al Wembley Stadium di Londra, casa della Nazionale dei Tre Leoni per quasi tutto il XX secolo.

Gli inglesi avranno quindi dalla loro il pubblico, dato che su 60mila tifosi la presenza degli italiani sarà limitata solo a quelli residenti nel Regno Unito e a 1.000 provenienti dal Belpaese. Tra loro ci sarà anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Euro 2020 e la finale in casa: i precedenti

Ma il fattore campo per una finale è sinonimo di vittoria assicurata? Non per forza. Anzi, i precedenti parlando infatti di una serie di sconfitte più o meno clamorose e in alcuni casi del tutto inaspettate.

Partiamo dai Mondiali del 1950. Ad ospitarli è il Brasile. La partita decisiva del girone finale si gioca il 16 luglio al Maracanã di Rio de Janeiro. Da un lato i padroni di casa, dall’altro l’Uruguay, vincitore della prima edizione della Coppa del mondo di calcio, quella del 1930.

Il dramma del Maracanazo

Per i tifosi e per Seleção la vittoria è scontata, ma non tutto va secondo i piani. La Celeste riesce infatti a rimontare l’iniziale svantaggio targato Friaça con le reti di Schiaffino e Ghiggia. Alla fine della partita il clima è surreale. Alcuni tifosi vengono colpiti da infarto, altri si buttano dalle tribune per disperazione.

L’allora presidente della Fifa nonché ideatore dei Mondiali, Jules Rimet, dichiara: “Era tutto previsto, tranne il trionfo dell’Uruguay”. Dopo la premiazione non viene neppure suonato l’inno uruguayano come da programma, poiché alla banda non erano stati consegnati gli spartiti, ritenuti inutili.

La rivincita verdeoro nel 1958

Il Brasile, comunque, troverà la sua rivincita otto anni più tardi, quando nel 1958 batte per 5-2 in finale la Svezia. La partita si gioca a Sona, ma per i padroni di casa c’è poco da fare, complice la doppietta di un giovanissimo Pelé.

Il Mondiale del ’58 è la consacrazione per la 17enne stella del Santos, che chiuderà la competizione con sei gol all’attivo. Ed è anche la consacrazione per la Nazionale verdeoro, attualmente quella con più titoli mondiali (cinque): è infatti la prima a vincere il titolo fuori dal proprio continente.

Cenerentola Grecia a Euro 2004

Passando agli Europei, da ricordare è sicuramente il caso della Grecia a Euro 2004. Superato da seconda il girone di ferro con Portogallo, Spagna e Russia, gli ellenici eliminano la Francia ai quarti di finale e la Repubblica Ceca in semifinale.

Poi il capolavoro: la vittoria per 1-0 (gol di Angelos Charisteas) il 4 luglio 2004 all’Estádio da Luz di Lisbona contro i padroni di casa del Portogallo di Deco, Figo, Rui Costa. E di un giovanissimo Cristiano Ronaldo, che avrà modo di ‘riscattarsi’ 12 anni più tardi.

Euro 2016, la sconfitta francese

Nel 2016, infatti, è la Francia ad ospitare la competizione calcistica continentale. Ma il sogno dei Bleus s’infrange sul più bello. E cioè nella finale di Saint Denis, allo Stade de France, quando a imporsi è il Portogallo con un gol da fuori area di Éder nel primo tempo supplementare.

Il trionfo del Chelsea in Baviera

Non mancano gli esempi nemmeno tra le squadre di club. Ad esempio in Champions League. Nel 2012 la finale del torneo si gioca all’Allianz Arena di Monaco di Baviera tra il Bayern e gli inglesi del Chelsea. Ancora una volta, però, a trionfare sono gli ospiti grazie a Didier Droga e alla lotteria dei calci di rigore.

Euro 2020, ma ci sono precedenti vincenti?

Ma esistono dei precedenti favorevoli per le squadre in casa? La risposta è sì. Ne è un esempio la Nazionale italiana di Vittorio Pozzo, che nel 1934 vince i Mondiali da organizzatrice in finale a Roma contro la Cecoslovacchia.

Per i club, invece, c’è la vittoria per 3-1 del Borussia Dortmund contro la Juventus nella finale di Champions League dell’edizione 1996-1997 giocata all’Olympiastadion di Monaco. L’anno prima era toccato alla squadra di Marcello Lippi battere ai rigori “in casa”, all’Olimpico di Roma, gli olandesi dell’Ajax.

Alessandro Boldrini

Classe 1998, laureato in Scienze Umanistiche per la Comunicazione alla Statale di Milano, sono giornalista pubblicista dal 2019. Mi occupo di cronaca nera, giudiziaria e inchieste sulla criminalità organizzata. Ho mosso i primi passi nella cronaca locale, fino a collaborare con il quotidiano statunitense The Wall Street Journal. Sono un attivista antimafia e partecipo come relatore ad assemblee pubbliche sul tema al fianco di magistrati ed esperti del settore. Amo il calcio, la musica, il cinema e la fotografia.

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