Dai trionfi delle Olimpiadi di Tokyo ai Mondiali di Atletica. Cosa è successo in appena dodici mesi a Marcell Jacobs e Gianmarco Tamberi? Problemi fisici, certo, ma è possibile che le pressioni e le aspettative abbiano giocato un brutto scherzo alla tenuta mentale dei nostri campioni? Marco Valerio Ricci, mental coach esperto di PNL Ipnotica e motivazione scientifica e già membro dello staff della Nazionale italiana di rugby, spiega cosa succede nella testa degli atleti quando subentrano ansia e stress.
- E’ passato un anno dalle splendide Olimpiadi di Tokyo, il 2022 doveva essere la stagione delle conferme e invece i nostri campioni Jacobs e Tamberi stanno facendo fatica: come se lo spiega?
Sicuramente riconfermarsi ai massimi livelli è più difficile che arrivarci. Bisogna comunque ricordare che Jacobs ha vinto l’oro ai Mondiali indoor solo quattro mesi fa e Tamberi è stato in grado di esprimere la sua miglior prestazione stagionale proprio nella finale dei Mondiali. Il sistema corpo/mente degli atleti di altissimo livello è tuttavia una “macchina delicatissima” e basta davvero poco per comprometterne l’efficienza. Vedendoli dall’esterno sembrerebbe che ci siano due processi in corso. Per Jacobs una difficoltà ad accettare la propria grandezza, lui da sempre ha mostrato una certa “fragilità” muscolare, che però potrebbe essere una fragilità emotiva. Per Tamberi il discorso è diverso, Gimbo è un personaggio che non nasconde il suo piacere di “stupire” facendo parlare di sé, è quindi possibile che in qualche modo le sue risposte fisiche siano collegate a questo bisogno di mostrarsi.
- E’ possibile che il clamore dopo le medaglie d’oro e la conseguente notorietà stiano influendo?
Benché per un campione non dovrebbe essere così, dobbiamo ammettere che è una seria possibilità. Gestire la fama, la notorietà e la pressione dell’essere favoriti per due atleti che forse non erano pronti a gestire tutto ciò, è qualcosa di non semplice. Potremmo vederlo come un aspetto di preparazione caratteriale e che potrebbe fare il parallelo con quanto avvenuto anche alla Nazionale maggiore di calcio. Certamente chi segue i nostri due campioni dovrà lavorare in profondità per la “costruzione” della mentalità e dell’identità.
- In che modo le pressioni esterne dei tifosi, dei media e del pubblico (che a Tokyo non c’era) influiscono sulla mente di un atleta? E come vanno affrontate?
La mente di un atleta è un luogo molto delicato. Molto dipende dal DNA Emotivo, cioè dall’insieme delle spinte motivazionali inconsce che in Motivazione Scientifica e in PNLI (Programmazione Neuro Linguistica Ipnotica) chiamiamo Bisogni Umani. Esiste uno specifico test che permette di misurare il DNA Emotivo di ciascun atleta e sulla base dei risultati si può scegliere come allenarlo per ottenere i migliori risultati. Questa è un’innovazione che sta prendendo sempre più piede anche nel nostro paese, sono sicuro che molto presto anche gli atleti top potranno beneficiarne e mostrarne l’efficacia a livello internazionale.
- Esiste un’interazione tra i problemi fisici di un atleta e una sua scarsa serenità mentale? La mente influisce anche sul corpo?
Sì certamente. I nostri tre cervelli, ognuno deputato ad elaborare processi diversi (il cervello, il cuore e le viscere) hanno tutti un riflesso a livello fisiologico e somatico. In particolare, a ogni tipo di infortunio e malessere corrisponde una concausa emotiva nell’atleta che lo porta a manifestare debolezza o incertezza in uno specifico organo. La PNEI (Psico Neuro Endocrino Immunologia) studia proprio le relazioni tra il sistema nervoso centrale, endocrino e immunitario e individua come, essendo tutto interconnesso, la fragilità o la forza di un atleta siano direttamente correlate ai processi interni che vive.
- Come bisogna lavorare per uscire da questi momenti di appannamento?
Fare reset mentale e dimenticarsi sia dei successi che delle sconfitte. La chiave è rimanere focalizzati sulla performance e su se stessi. Gli atleti di altissimo livello che sanno rimanere in auge a lungo sono coloro che oltre ad avere disciplina e determinazione fuori dal comune sanno fare un fagotto delle loro vittorie e delle loro sconfitte e “trattare questi due impostori allo stesso modo”, per citare Kipling. In altre parole, bisogna focalizzare tutta la loro attenzione solo sulla prestazione dell’oggi.
- In particolare, la PNL come aiuta la testa degli atleti, e in generale delle persone, a superare stress e paure?
La Programmazione Neuro Linguistica è un approccio che si basa sulla domanda “Come fai a fare ciò che fai?” E da lì permette all’atleta di iniziare un lavoro di autoconsapevolezza e di ottimizzazione delle proprie performances. La PNL fornisce al Coach e all’atleta gli strumenti per diventare padroni della propria mente e delle emozioni, smettendo di subirle e di conseguenza permette di trasformare stress e paure in alleati per ottenere prestazioni di grado superiore. Esistono anche approcci più ampi come la PNL ipnotica che aggiunge l’uso di strumenti quali il test del DNA Emotivo, l’auto-ipnosi per imparare a raggiungere rapidamente uno stato di coscienza alterato per una performance ottimale e l’approccio di coaching sistemico per comprendere come l’interazione mente-corpo-cuore-viscere richieda un profondo bilanciamento per permettere di esprimere le proprie piene potenzialità.