Tutto si poteva aspettare per il suo compleanno tranne che essere citato da un esponente politico di spicco in piena crisi di governo. Eppure Cristiano Ronaldo ha avuto anche questo ‘onore’. Nelle scorse ore, infatti, il vicesegretario della Lega Giancarlo Giorgetti ha paragonato il presidente del Consiglio incaricato, Mario Draghi, proprio a CR7; affermando che l’ex presidente della Bce sia un “fuoriclasse”. “Uno come lui non può stare in panchina”, ha detto.
Un compleanno più sobrio rispetto a quello di Georgina
Non lo sappiamo ancora di Draghi, ma di certo Cristiano Ronaldo in panchina proprio non ci vuole stare. Piuttosto, se sa già che in una determinata partita non scenderà in campo, preferisce direttamente starsene a casa. Oppure andare a sciare a Courmayeur per festeggiare un altro compleanno: quello della compagna Georgina Rodriguez. In quella circostanza non fece esattamente una particolare buona figura nel violare i confini regionali imposti dalla pandemia. Al contrario di quello che usualmente dimostra invece tutte le volte che tocca il pallone. Il campione portoghese è reduce dalla pesante doppietta in Coppa Italia contro l’Inter. Con i suoi 762 gol in partite ufficiali diversi giornali hanno parlato di un nuovo record imminente: quello stabilito da Pelé, a quota 767. Anche se sul brasiliano (che afferma di averne segnati 1.283) non esistono riferimenti più affidabili di altri, e anche in presenza di dati, è difficile distinguere le partite ufficiali di O Rei.
Cristiano Ronaldo: un successo personale dettato da un’attenzione maniacale del proprio fisico
In ogni caso, a 36 anni ‘suonati’, CR7 continua a giocare a pallone con lo spirito e la fame di un bambino e rafforza il piacere con uno studio a dir poco maniacale della propria salute. Carlo Ancelotti aveva raccontano un aneddoto a tal proposito, ai tempi del Real Madrid. “Ottobre 2014. A Liverpool vinciamo 3-0: Cristiano segna il primo gol, poi doppietta di Benzema. Torniamo in Spagna a notte fonda, il bus della squadra ci porta al centro sportivo dove i calciatori riprendono le loro automobili per raggiungere le rispettive abitazioni. Si dileguano tutti; Cristiano no. Va in palestra e fa mezzora di crioterapia per smaltire la fatica della partita e del viaggio in aereo. Mai vista una cosa del genere in tutta la mia carriera da calciatore e da allenatore”.
La dimostrazione di quale sia la differenza tra il fuoriclasse e il resto della comitiva. Cristiano Ronaldo non bacia la maglia, ma la onora comunque sempre: da Lisbona a Manchester, da Madrid a Torino ha cambiato soltanto il taglio dei capelli. Il resto è rimasto intatto, come una preziosa opera d’arte che ha bisogno di essere protetta dal logorio del calcio moderno. Oggi candeline e torta in famiglia; domani la Roma, in campo. In attesa, chissà, di essere ricevuto da Mattarella per un incarico a Palazzo Chigi.