Calcio, Nazionale italiana: favola vera o traviante chimera?

Vince, rivince e seguita a vincere: la Nazionale di Mancini è partita rombando nel primo trittico di qualificazione al Mondiale qatariota. Tre partite, tre 2-0, nove punti: il contatore dei risultati utili per il mister marchigiano corre, e dice quota 24. Il Mancio ha messo la freccia e si prepara a superare Lippi, ultimo Ct a inanellare una simile striscia.

Nonostante siffatta brillantezza, il sentiment nei confronti della ciurma azzurra resta piuttosto tiepido. In primis quello degli appassionati italiani, che forse sentono ancora addosso le bolle della scottatura del 2018, anno mesto del mancato approdo al torneo iridato russo. In seconda battuta, quello di troppi analisti e addetti ai lavori a vario livello, il cui approccio alle vittorie della squadra di Mancini spazia dalla sufficienza allo snobismo totale, con rare eccezioni di giubilo e un’esagerata stitichezza di complimenti.

Nazionale, il prossimo biennio emetterà la vera sentenza

Quindi in tanti si chiedono: ‘sta Nazionale è forte o no? Il ruolino di marcia arrembante di Mancini dice la verità? Questa grandinata ormai triennale di vittorie è una favola vera o una traviante chimera? Dare risposte certe non è facile. Perché se i risultati positivi non sono un’illusione ottica, vanno comunque pesati al netto degli avversari affrontati, spesso di seconda fascia (Nations League esclusa).

Nonostante questo, un refolo di ottimismo in più non guasterebbe: si apre un biennio che, Covid e qualificazioni permettendo, vedrà il gruppo forgiato da Mancini impegnato in Europei e Mondiali in meno di un anno e mezzo. Ed è proprio intorno alla parola “gruppo” che vanno ritrovati gli entusiasmi sopiti attorno alla maglia azzurra.

Il confronto con le altre nazionali al top

Antonio Cassano, uno che con la Nazionale ebbe un lunatico rapporto di amore e odio, ha bollato questa Nazionale come una squadretta, nulla più. Il motivo? “È priva di campioni”, ha sentenziato Fantantonio, convinto che sul lungo periodo per l’undici maniciniano sarà impossibile ambire a traguardi prestigiosi nei tornei che contano.

È davvero così? Che l’unico giocatore con un vero “grip” internazionale sia Donnarumma, questo è incontestabile. E l’epopea degli assi poi diventati top player alla Del Piero, Pirlo, Totti, Cannavaro e Buffon, sembra distante quanto il Neolitico ormai. Però guardiamo anche in casa d’altri: non è che le altre nazionali abbiano rose con 4-5 potenziali palloni d’oro.

La Francia, lei sì, ha una generazione di fuoriclasse importanti, che già ha portato a casa un Mondiale. Il Belgio pure è messo bene come non mai. Nel resto d’Europa, però, le altre nazionali non vivono di nidiate di fenomeni fatti e finiti. Brasile e Argentina, esclusi Neymar e Messi, hanno squadre forti ma non trascendentali rispetto ad altre avute in passato.

Tanti esperimenti, nessuna pressione finora

Mancini in questi anni si è messo di buzzo buono a lavorare sul materiale che aveva. E ha creato un gruppo più che solido. Partendo da uno zoccolo duro di veterani (Bonucci e Chiellini, ma anche Immobile, Insigne, Verratti e Jorginho), che era già tale nella sventurata gestione Ventura.

Attorno a questi ha ruotato e sperimentato parecchio, senza strappi né rivoluzioni. Talenti notevoli quali Chiesa, Zaniolo e Pellegrini sono stati testati con gradualità e senza pressioni. Barella è stato responsabilizzato, sì, ma nessuno gli ha chiesto più di ciò che già fa con l’Inter.

Role player come Emerson e Locatelli hanno trovato il modo di ritagliarsi ruoli importanti. Insomma, l’amalgama c’è, la squadra tra alti e bassi si va plasmando, e ad ogni gara si prova ad aggiungere un mattoncino in più nel castello del gioco.

Servirà per l’alloro Europeo?

Attenzione: che tutto ciò basti per fare strada all’Europeo è da vedere. Cassano provoca e la fa drammatica, ma tutti i torti non li ha. Se il nostro non è il girone di ferro con Francia, Portogallo e Germania, non dobbiamo nasconderci il fatto che ha tre delle squadre più in palla del mazzo (Turchia e Svizzera, oltre all’Italia). Quindi scordiamoci passeggiate, passerelle o scampagnate. Nei grandi appuntamenti si sa che tutti giocano alla morte, e l’Europeo nel mezzo di una pandemia sarà un torneo ancor più particolare.

Però il lavoro fatto da Mancini è di primo livello. Non riconoscere questo è un atto di disonestà intellettuale. La Nazionale ancora non scalda i cuori? Il pathos tornerà. Chi il calcio lo racconta, pian pianino, si sta lasciando andare a un registro più ottimistico. E man mano la passione tornerà a serpeggiare anche tra i meno avvezzi alle stagionalità del pallone.

Il bravo cuoco, del resto, è quello che sa preparare un pranzo appetitoso con ciò che c’è in frigo. Con patè de fois gras, tartufo bianco, caviale o ostriche siamo buoni tutti a fare i fighi a mensa. Il Mancio ha messo insieme cibi ruspanti, ingredienti consolidati e materiale più fresco. E per ora il piatto si lascia mangiare con gusto.

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