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“Sento molto forte la responsabilità di creare una classe dirigente. Dovremo portare avanti le istanze della nostra categoria anche nel contesto federale. Abbiamo bisogno di cambiare il nostro sistema da dentro“. Lo afferma Umberto Calcagno all’indomani della sua elezione a presidente dell’Associazione italiana calciatori.
Un anno nel pallone: i nuovi obiettivi del movimento
Il calcio e i calciatori stanno vivendo un periodo tutt’altro che sereno. Aspetto su cui il nuovo presidente dell’Aic si sofferma: “Le difficoltà che il nostro mondo sta attraversando non sono figlie solo dell’emergenza epidemiologica. Dovremo dare un nuovo concetto di sostenibilità. Un insegnamento che abbiamo avuto da questa fase è stata la compattezza che abbiamo trovato all’interno della federazione“.
Aria fresca nel mondo del calcio arriva anche dal movimento femminile, che sta attraversando una crescita sempre più importante. Tanto, come sottolinea Calcagno, da avere finalmente un ruolo centrale anche all’interno dell’Associazione italiana calciatori: “Abbiamo un gruppo di ragazze all’interno del consiglio direttivo. Sara (Gama, scelta come vicepresidente, ndr) appartiene a una generazione che, con proteste forti al fianco della nostra associazione, ha completato un percorso che le porterà al professionismo. È un segnale di continuità“.
Stipendi e non solo: i problemi dei calciatori
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Il mondo del pallone, nei mesi della pandemia, è stato al centro di diverse polemiche per la percezione dei privilegi concessi ai suoi protagonisti. Una lettura che Calcagno respinge con sdegno: “Tutti i calciatori hanno fatto sacrifici in questo periodo. Più della metà ha un ingaggio lordo inferiore ai 50 mila euro all’anno. Non c’è calciatore che non abbia in questa fase di crisi ricontrattato le proprie spettanze“.
E il presidente dell’Aic punta a porre l’attenzione generale su altri temi che riguardano i calciatori e il loro universo. A prescindere dagli ingaggi, spesso faraonici, ma che riguardano solo una piccola percentuale di chi vive di questo sport. “La mia paura è che parlare sempre solo di stipendi sia la modalità migliore per nascondere i reali problemi del nostro mondo. I veri argomenti su cui confrontarci sono la sostenibilità, la riforma dei campionati e la crescita sostenibile“, conclude Calcagno.