La Corte Federale di Melbourne, attraverso la sentenza emessa nella giornata di lunedì dal giudice Anthony Kelly, ha revocato l’annullamento del visto di Novak Djokovic, che lo scorso giovedì era stato ritenuto non valido per entrare in Australia dalle autorità aeroportuali locali. Il tennista ha potuto dunque lasciare il Park Hotel, dove era costretto a risiedere in attesa dell’esito del ricorso-lampo preparato dai suoi legali.
I familiari, riuniti in conferenza stampa a Belgrado nel primo pomeriggio, hanno espresso soddisfazione per la sentenza. Djordje Djokovic, fratello di Nole, ha anche confermato che il numero 1 del ranking ATP ha ripreso ad allenarsi in campo. Smentita dunque la notizia di un possibile arresto di Novak Djokovic, diffusa in mattinata dalla stampa serba.
Lo stesso Novak, via Twitter, ha voluto rassicurare i fan. “Sono contento che il giudice abbia revocato l’annullamento del mio visto – ha scritto praticamente in contemporanea alla conferenza stampa denuta dai familiari a 15mila km di distanza -. Voglio restare qui e competere nell’Australian Open. Resto concentrato su questo obiettivo. Sono arrivato qui per partecipare a uno degli eventi più importanti, di fronte a uno splendido pubblico di appassionati”.
Djokovic, che non ha mai rivelato pubblicamente il suo “status” riguardante il vaccino anti-Covid, era riuscito ad ottenere una contestata esenzione medica per partecipare all’Australian Open, primo torneo dello Slam della stagione tennistica 2022. Dopo essere sbarcato a Melbourne era però stato trattenuto dalle autorità aeroportuali, che gli avevano contestato la validità del visto, revocandolo di fatto e disponendo l’espulsione del serbo dal Paese.
Immediato il ricorso da parte del team di legali di Djokovic, che in attesa della sentenza era stato trasportato al Park Hotel di Melbourne, in quella che la famiglia ha definito “una vera e propria detenzione”. Il suo caso ha scatenato un clamore politico e mediatico senza precedenti. Dando luogo inoltre a contrasti diplomatici fra il governo serbo e quello australiano.
Il giudice Kelly, che in precedenza aveva criticato le ore di interrogatorio di Djokovic all’aeroporto di Melbourne quando è atterrato mercoledì, ha affermato che sia l’interrogatorio che la cancellazione del visto “erano irragionevoli“. La sentenza però non è il capitolo finale della vicenda, tanto che è tutt’altro che certa la presenza di Nole al torneo che prenderà il via il prossimo 17 gennaio.
Le autorità locali hanno spiegato infatti che il Ministero dell’Immigrazione australiano ha il potere esecutivo di ribaltare la decisione della corte. Se ciò dovesse accadere, il giudice ha avvertito che Djokovic non potrà tornare in Australia addirittura per tre anni.
Novak Djokovic ha vinto l’Australian Open nove volte nella sua carriera, trionfando nelle ultime tre edizioni. Il serbo, che in carriera ha vinto lo stesso numero di tornei dello Slam di Roger Federer e Rafa Nadal (20), spera ancora di sfruttare l’occasione australiana per diventare il tennista con più successi complessivi nei quattro tornei della racchetta più importanti al mondo (Australian Open, Roland Garros, Wimbledon e US Open).
A sette giorni dall’inizio del torneo, la situazione si è fatta però complessa e intricata, e l’aspetto sportivo è passato ormai in secondo piano.
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