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“Sarà emozionante sedere sulla panchina azzurra“. L’amichevole fra Italia ed Estonia, un match di preparazione per le ultime due sfide del girone di Uefa Nations League che gli azzurri affronteranno nei prossimi giorni contro Polonia e Bosnia, si carica improvvisamente di un significato particolare. Sarà infatti teatro dell’esordio da ‘titolare’ della panchina azzurra di Alberico Evani. Almeno per una sera, ‘Chicco’ prenderà il posto del commissario tecnico Roberto Mancini, positivo al coronavirus (senza sintomi) e costretto all’isolamento nella propria abitazione. Un’esperienza che arriva quasi per caso dopo una brillante carriera da calciatore e la lunga trafila di allenatore nelle giovanili azzurre.
Alberico Evani, per tutti Chicco: gli inizi da calciatore
Nato a Massa, in Toscana, il 1° gennaio del 1963, quarto di cinque fratelli, Alberico Evani (non Alberigo, come erroneamente riportato per anni da almanacchi, album delle figurine e media) si avvicina al mondo del calcio nel settore giovanile della Massese. Viene individuato prestissimo dai talenti scout del Milan, già all’età di 14 anni, e approda in rossonero nel 1977.
Chiamato da tutti Chicco, durante la sua carriera da calciatore è stato soprannominato anche ‘Bubu’, per una vaga somiglianza della sua espressione con quella del ‘socio’ dell’Orso Yoghi, protagonista del famoso cartone di Hanna & Barbera. Un nomignolo che, però, lui stesso ha ammesso di detestare, preferendo di gran lunga Chicco.
Dopo aver completato la trafila nelle giovanili del Milan, fa il suo esordio in prima squadra il 21 giugno 1981, nell’ultima del campionato di Serie B a Pescara. Arriva una sconfitta per 1-0, ma promozione è già acquisita. Pochi mesi dopo, l’11 ottobre a Bologna, esordisce in Serie A (0-0 il risultato finale). Evani raccoglie poi altre 9 presenze complessive (più 4 nella non troppo ambita Mitropa Cup, vinta comunque dai rossoneri) in una stagione disgraziata che vede l’unica retrocessione sul campo nella storia del Milan.
Dalle ceneri della B al tetto del mondo in maglia rossonera, da protagonista
Chicco resta fedele al club che, di fatto, lo ha cresciuto. Evani è infatti tra i protagonisti della promozione del 1983 e a partire dal 2 ottobre di quell’anno (doppietta a San Siro contro il Catania per i suoi primi gol da professionista) parte la sua lunga scalata verso il tetto del mondo.
Grazie alla sua duttilità tattica, infatti, Evani riesce ad assorbire appieno la rivoluzione voluta da Arrigo Sacchi in rossonero. Passa a giocare in una posizione più avanzata (da terzino a centrocampista di fascia) e conquista, tra il 1987 e il 1990, uno scudetto (nonostante un infortunio che lo tiene per gran parte della stagione ai box), due Coppe dei Campioni e altrettante Coppe Intercontinentali. Il trofeo ‘mondiale’ del 1989 porta in calce la sua firma. Proprio una punizione di Chicco all’ultimo minuto dei supplementari consente al Milan di vincere contro il Nacional di Medellin il suo secondo titolo ufficioso di Campione del Mondo.
Con i rossoneri Evani resta anche dopo il cambio alla guardia in panchina nel 1991, con Fabio Capello al posto di Sacchi. Il bisiaco lo sposta al centro del centrocampo ed Evani fa valere anche in quel ruolo le sue qualità, vincendo altri due scudetti. Le presenze, però, iniziano a diminuire e nell’estate del 1993 arriva il trasferimento alla Sampdoria. Resta in blucerchiato per quattro stagioni prima del trasferimento alla Reggiana, in Serie B, nell’estate 1997 e del passaggio alla Carrarese per chiudere la carriera vicino casa, da gennaio a giugno 1998.
La Nazionale: da Usa 94 ad assistente di Mancini
Evani ha esordito relativamente tardi in Nazionale, il 21 dicembre 1991 contro Cipro, nelle non fortunate qualificazioni ad Euro 1992. Diventa presto uno dei pilastri degli Azzurri del ct Sacchi, che ripone in lui la stessa fiducia dei tempi del Milan. È tra i convocati per la spedizione di Usa 94, anche se nel Mondiale americano gioca poco a causa di uno stiramento che lo costringe allo stop dopo il primo tempo della prima partita, Italia-Irlanda (0-1). Giocherà, da subentrato, 25 dei 30 minuti supplementari della sfortunata finale contro il Brasile. Tra l’altro, è uno dei due Azzurri che non sbagliano (l’altro è Demetrio Albertini) nella serie finale di tiri dal dischetto che porta la Coppa nelle mani dei verdeoro. Lo ricordano, ahimé, in pochi, visto il risultato finale.
L’ambiente della Nazionale lo accoglie anni più tardi, dopo le esperienze da allenatore agli Allievi e alla Primavera del Milan (con i primi è anche Campione d’Italia nel 2007) e al San Marino in Lega Pro Seconda Divisione. Allena prima l’Under-19 e poi l’Under-20 azzurra con discreti risultati tra il 2011 e il 2017. Vanta anche due presenze in panchina con l’Under-21, come sostituto temporaneo di Luigi Di Biagio, ‘traghettatore’ della Nazionale maggiore nel febbraio 2018. Evani era già nello staff di Gian Piero Ventura, ct nel 2016 e nel 2017, e viene confermato anche dall’ex compagno di squadra alla Samp Mancini, in qualità di assistente allenatore.
Stasera, Evani, chiude idealmente un cerchio: la sua ultima presenza da calciatore con la maglia della Nazionale risale all’8 ottobre del 1994, proprio contro l’Estonia. Perché destino, quando vuole, sa metterci lo zampino.