Politica, sesso, religione, morte. Sono questi gli argomenti principali che Daniele Luttazzi ha sempre affrontato nella sua satira e che spesso e (mal)volentieri gli sono costate diverse censure in televisione. Del resto, queste quattro parole sono state proprio il sottotitolo della sua ultima trasmissione tv condotta: era il 2007 e La7 lo ingaggiò per il suo Decameron. Solo che, delle dieci puntate previste, ne andarono in onda solo cinque. Ascolti bassi? No. Il suo programma aveva ottenuto il record storico della rete in seconda serata. Il fatto era che Luttazzi aveva in programma per la sesta puntata di parlare, a suo modo, del tema dell’ultima enciclica promulgata da Benedetto XVI; nonché delle ingerenze della chiesa nella politica italiana. E quindi: niente da fare. In televisione non si può fare. Risultato: le ultime cinque puntante vennero cancellate. La7 accusò Luttazzi di aver offeso con una battuta Giuliano Ferrara, all’epoca uno dei volti più noti della rete, ma Telecom perderà poi la causa intentatale dallo stesso comico.
Eppure Luttazzi in vita sua aveva tutt’altro nella testa da ragazzo. Nato il 26 gennaio 1961 a Santarcangelo di Romagna, artista dissacrante e ricco di talento, Daniele Fabbri si laurea in Medicina. Il titolo della tesi in immunologia è tutto un programma: “Aspetti dell’eziopatogenesi autoimmunitaria della gastrite atrofica”. Vuol dire ‘semplicemente’ che iniettava delle sostanze immunomodulanti ai pazienti e poi vedeva come reagivano i loro linfociti: estraeva il sangue e separava i linfociti T4 dai linfociti T8. Lo ha fatto per due anni in un Policlinico. “E poi ti sei stufato, vero?”, gli chiesero in un’intervista. “No, poi uno alla fine diventa comico. È inevitabile”.
Gli esordi in televisione di Daniele Luttazzi e le prime epurazioni
E la ‘scienza’ in qualche modo lo ha accompagnato nei primi anni di comico televisivo. Su Rai3, a Magazine 3 (di cui è coautore) dà vita alle sue personalissime ‘lezioni di sesso’; la sua rubrica “Sesso con Luttazzi” lo fa diventare popolare al grande pubblico televisivo. Eppure, anni prima, la censura cominciò a farsi sentire già agli albori della sua carriera. Nel 1989 è nel cast di Fate il vostro gioco e durante una prova generale fa una battuta sul Partito Socialista. Viene allontanato dalla Rai per quattro anni, durante i quali registra per il programma Banane (su Telemontecarlo) gli sketch comici ‘Marzullo intervista Hitler’ e ‘Marzullo intervista Gesù’. Sketch che però non vengono trasmessi per decisione del produttore del programma, Sandro Parenzo.
Nel ’96 arriva la consacrazione con Mai dire gol con i personaggi di Panfilo Maria Lippi (il ‘figlio’ del presentatore Claudio), il professor Dervis Fontecedro e l’annunciatrice Luisella Gori. Diventano celebri la frase con cui il giornalista Panfilo apre sempre Tabloid, il suo tg: “Questa edizione del telegiornale andrà in onda in forma ridotta per venire incontro alle vostre capacità mentali”. E il saluto del prof. Fontecedro, docente universitario freak a Palo Alto (“Cosmico!”). Sempre su Italia 1 debutta alla conduzione con Barracuda, durato una sola stagione. Programma (anche quello falcidiato dalla censura) con cui Luttazzi lancia in Italia il genere del talk-show notturno all’americana.
La cacciata da Satyricon e da Decameron
È il preludio all’altro (e più discusso) programma: Satyricon. Questa volta siamo nella Rai2 di Carlo Freccero, dal gennaio 2001 in poi. Polemiche a non finire fin dalla prime puntate: dalle mutande di Anna Falchi annusate al mangiare un finto escremento. Ma è l’intervista a Marco Travaglio a scatenare il putiferio politico. In piena campagna elettorale, vengono affrontati i rapporti tra Silvio Berlusconi (allora candidato premier), Dell’Utri e la mafia. Luttazzi viene epurato dalla tv pubblica a seguito dell’editto bulgaro di Berlusconi. Viene citato per diffamazione dal Cavaliere, Mediaset, Fininvest, Forza Italia e Giulio Tremonti per un totale di 41 miliardi di lire. Tutte le sentenze di primo grado, di Appello e di Cassazione assolsero sia lui sia Travaglio, poiché durante la trasmissione fu esercitato il diritto di satira ed espressa una legittima critica politica. Le domande del comico erano “continenti” e le risposte del giornalista erano tutte basate su fatti veri e documentati.
La ‘vendetta’ con Raiperunanotte
Per sei anni, però, Luttazzi non vedrà più uno studio televisivo. Fino appunto al (breve ritorno) con Decameron. Continuerà negli anni a fare satira tramite i libri, gli spettacoli, le illustrazioni e persino le canzoni. E in quel periodo si chiederà: “Perché Bin Laden può andare in tv e io no?”. Nel marzo 2010 il suo monologo per Raiperunanotte (uno speciale programma tv ideato da Michele Santoro, in collaborazione con diverse emittenti, per aggirare la sospensione della messa in onda dei talk show politici della Rai) al PalaDozza di Bologna è da apoteosi. 15 minuti di satira sulla politica e sul sesso, culminati nella “vendetta” personale nei confronti di Berlusconi. Quest’ultimo, nell’aprile 2002, aveva dichiarato da Sofia: “L’uso che Biagi, come si chiama quell’altro…? Santoro, ma l’altro… Luttazzi, hanno fatto della televisione pubblica, pagata coi soldi di tutti, è un uso criminoso”. Lui gli replicò otto anni più tardi: “L’uso che Minzolini, come si chiama quell’altro…? Masi, ma l’altro… Berlusconi, hanno fatto della televisione pubblica, pagata coi soldi di tutti, è un uso criminoso”.
L’ultima volta di Daniele Luttazzi in tv fu 11 anni fa
Una pesantissima campagna via web (quella che oggi chiameremmo “shitstorm”) contro suoi fantomatici plagi contribuì fortemente a estrometterlo ancora di più dalla scena, dedicandosi definitivamente ai libri e, più recentemente, alla collaborazione con il Fatto Quotidiano. Ci riproverà Carlo Freccero agli inizi del 2019 a farlo tornare in Rai, salvo poi fare marcia indietro: “La satira di Luttazzi si basa su potere e sesso, che mi stanno bene, e sulla religione: in questa epoca pre-moderna ho ritenuto che quest’ultimo fosse un tema troppo difficile da affrontare”. Si ritorna quindi a quel fil rouge che lo ha sempre accompagnato nei suoi primi 60 anni di vita. Eppure i suoi testi comici rimangono sempre attuali. Nel ’92, per esempio, dettò con ‘chiarezza’ la propria linea politica sulla riforma della legge elettorale: un tema politico che non trova mai pace. “Io sono per il sistema uninominale, secco, proporzionale, a doppio turno, puro, con premio di maggioranza, sbarramento al 5%, misto e con un po’ di pistacchio, grazie”. E quello non guasta mai.
Buon compleanno Daniele. Ancora adesso vale quello che cantava J-Ax 18 anni fa: “Oggi cerco Luttazzi e non lo trovo sul canale”.