Netflix e Unesco lavorano fianco a fianco per individuare una nuova generazione di cineasti africani. L’obiettivo è restituire a nuova vita l’immenso e prezioso patrimonio di fiabe tramandate in Africa di generazione in generazione. Pilastro fondamentale della cultura africana, la tradizione orale di racconti, fiabe e leggende, ancora inesplorata, può diventare un terreno fertile per la produzione di nuove serie tv, cortometraggi e film. Dopo il successo di Squid Game e il trionfo della Corea del Sud, Netflix si prepara ad allargare ulteriormente i suoi confini. Un modo per portare al pubblico internazionale nuove trame, personaggi e modalità di narrazione.
Il colosso dello streaming e Unesco finanzieranno sei cortometraggi volti a narrare da una prospettiva inedita altrettanti racconti popolari africani. Le opere saranno presentate a livello mondiale nel 2022. I vincitori del concorso, che si aprirà giovedì, saranno formati e seguiti da professionisti del settore. Inoltre, riceveranno una sovvenzione alla produzione di 75.000 dollari attraverso una società locale. I partecipanti devono essere cittadini e residenti di un paese dell’Africa subsahariana e avere un’età compresa tra 18 e 35 anni. “Vogliamo trovare le rivisitazioni più coraggiose, spiritose e sorprendenti di alcune delle fiabe più amate dell’Africa e condividerle con gli appassionati di intrattenimento di tutto il mondo in oltre 190 paesi“, hanno dichiarato l’ente culturale e la società di produzione delle Nazioni Unite in una nota congiunta.
L’idea di rivolgersi a Netflix è nata durante la prima mappatura Unesco delle industrie cinematografiche e audiovisive del continente. Il rapporto ha infatti evidenziato le difficoltà delle industrie creative dell’Africa subsahariana, mentre c’è la possibilità di quadruplicare le loro entrate e creare almeno 20 milioni di posti di lavoro. “Quello che stiamo cercando di ottenere è coinvolgere quei giovani registi nel raccontare storie di gente africana e nel trasmettere attraverso le generazioni la cultura e le tradizioni africane“, ha spiegato Ernesto Ottone, vicedirettore generale per la cultura dell’Unesco. “Per fare ciò, la collaborazione con una piattaforma su scala globale di Netflix era fondamentale per garantire visibilità“, ha affermato.
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