Non solo fenomeno italiano, ma sempre più internazionale. I Maneskin si sono messi alle spalle in scioltezza il successo a Sanremo prima e all’Eurovision poi, ma la loro parabola non accenna ad arrestarsi. Tanto che di loro hanno deciso di occuparsi in pochi giorni l’esigente pubblico britannico e l’autorevole ‘New York Times’.
Un successo senza precedenti in Gran Bretagna
Sta attirando grande attenzione, infatti, il loro “caso discografico” oltremanica, la nuova terra di espansione dei Maneskin. Se infatti “Zitti e Buoni”, il brano che ha trionfato sul palco dell’Eurovision Song Contest 2020, già era entrato nelle classifiche del Regno Unito, il quartetto di rocker romani ha superato se stesso.
All’epoca infatti si presero la posizione 17 della UK Single Charts (la classifica dei dischi più venduti nel Regno Unito). Ma nel frattempo i Maneskin sono andati anche oltre. Il loro nuovo singolo “I wanna be your slave” si è infatti piazzato addirittura nella top ten, e ora è infatti al settimo posto in Gran Bretagna. Un risultato mai raggiunto da nessun artista italiano.
I Maneskin secondo il ‘New York Times’
Ma anche al di là dell’Oceano Atlantico i Maneskin non accennano a fermarsi. Tanto da scomodare il ‘New York Times’, che in settimana ha loro dedicato un approfondito reportage. “Possono conquistare il mondo?“, è il titolo dell’articolo. Tanto più che, si spiega, spesso chi vince l’Eurovision vive una fama effimera, destinata a estinguersi poche settimane dopo il termine della manifestazione.
Maneskin, the Italian rock band that won Eurovision, has found fans around the world since its powerhouse performance at the competition in May.
The band hopes to become something rare: a long-term Eurovision success story.https://t.co/ikZwEqGUx8 pic.twitter.com/CauDWI0Vsw
— The New York Times (@nytimes) June 16, 2021
“Ad oggi – evidenzia invece il ‘New York Times’ – la canzone è stata in streaming su Spotify per oltre cento milioni di volte. Con oltre 18 milioni di ascoltatori la scorsa settimana, i Maneskin hanno fatto meglio dei Foo Fighters o dei Kings of Leon nello stesso periodo“. E da Trastevere alla Grande Mela il passo è stato forse fin troppo breve rispetto alle già altissime aspettative di chi conosce Damiano, Victoria, Thomas e Ethan sin dai loro primi passi nella grande musica.