Quello che ha avuto luogo lo scorso sabato 22 luglio alla RFC Arena di Campovolo era l’unico concerto in Italia di Harry Styles e l’ultimo in Europa dopo tre anni di tour, ed è cominciato con le parole commosse del cantante stesso che, in un italiano quasi perfetto ha dato inizio alle danze così: “È veramente speciale concludere il mio tour qui, in questo Paese che ha un posto speciale nel mio cuore. Sono così felice di essere qui stasera. Amo questo posto e la sua gente con tutto il mio cuore”.
Amore o accanimento?
Ma non è solo il talento dell’artista inglese o le sue skills linguistiche che hanno fatto chiacchierare tutto il Paese in questi giorni, quanto l’accanimento dei fan e l’organizzazione quasi militaresca delle code per accedere al concerto, alcune durate persino un mese. Un mese di accampamento in tenda a Campovolo e non solo, audio minacciosi girati per il web intenti a far rispettare le regole della fila e non passare avanti a chi è arrivato prima, e un sistema di ticketing così rigido da fare invidia ai più raffinati sistemi burocratici.
In questa estate di grandi concerti – alcuni dei quali sono ancora gli strascichi di occasioni mancate a causa della pandemia – stiamo assistendo a vicende nelle quali i fan si organizzano in un modo da un lato minuzioso, dall’altro senza pietà, per delineare e far rispettare un sistema di priorità per gli ingressi agli eventi.
Ci si chiede se gli eventi che hanno fatto tanto parlare, che hanno scatenato da un lato le risate e dall’altro lo sconcerto dell’opinione pubblica, come nel caso di Campovolo con Harry Styles, non cambieranno d’ora in avanti il “regolamento non scritto” della partecipazione ai concerti.
Location sconfinate portano a file infinite
I tour negli stadi, nelle arene, negli ippodromi o negli autodromi sono gli eventi che attendono il maggior numero di fan, sono l’equivalente del “fare le cose in grande” da parte degli artisti, o di un matrimonio da 300 invitati invece che 30.
Gli stadi italiani, quando adibiti a concerti, possono ospitare fino a 80 mila spettatori, mentre nel caso delle arene come quella di Campovolo si può arrivare a 100mila. Tendenzialmente si sceglie questo tipo di location solo quando si è certi di riempirle, per questo non tutti propongono questo tipo di live.
Harry Styles tutti quei biglietti li ha venduti in un battito di ciglia l’anno scorso, quando è uscita la data per luglio 2023. E proprio a causa della capienza di certi posti e delle dimensioni a volte sconfinate – com’è il caso di Campovolo – fa differenza il punto da dove si “sceglie” di assistere ad un’esibizione, perché ci si può trovare a 3 metri dal palco o a 200.
E chi non si ricorda di aver vissuto almeno una volta – o di aver sentito il racconto di qualcuno che si è recato sul luogo di un concerto la mattina presto della data per poi farsi tutte quelle ore di attesa sotto il sole che sembravano un’eternità, per riuscire a raggiungere le prime file. Bene oggi non è così semplice il processo, e nemmeno così “corto” come una volta. Parliamo di giorni e non di ore, parliamo di tenda e non di hotel o casa, parliamo di appelli rigidi ogni poche ore, e non del sano e vecchio “chi prima arriva meglio alloggia”.
Come si sono organizzati i fan del cantante
Prima di sabato 22 luglio, per il pubblico italiano dell’attesissimo evento di Harry Styles era già partita da qualche mese la campagna informativa su TikTok e Instagram tramite il profilo @harrystylescampovolo che, attraverso alcuni video, aveva il compito di illustrare e aggiornare gli aspetti logistici più utili per assistere al concerto. Dai consigli su dove parcheggiare alla scaletta dell’esibizione, passando anche per le app da utilizzare per inviare alert nel caso di un malore tra la calca dell’evento. Fino a qui, tutto bene. Chapeau per cotanta organizzazione e cura dei dettagli.
Il punto è che per quanto riguarda altri aspetti, la preparazione all’evento sembra aver superato anche le normali dinamiche d’attesa di un concerto: simbolo di tutto ciò sono le immagini girate in lungo e in largo sul web circa le regole da rispettare in fila, oltre quelle delle persone già in fila. Aree molto estese di accampamenti in tenda e persone preparate a spostare completamente la loro vita nel campo adiacente all’Arena per giorni e giorni, perché è stato evidente che per loro, essere tra le prime file del concerto era una “questione di vita o di morte”.
E poi, il cartellone con le regole per le code. In un complicato sistema di ticketing che farebbe impallidire la logistica di molti paesi Nord Europei, apparivano gli orari di appello per i fan, in base ai ticket da loro raccolti. A tutti gli orari specificati – quattro al giorno, il primo alle 9:00 e l’ultimo alle 23:00 – bisognava presentarsi, senza ritardare, senza cedere il posto a qualcun altro, con rigore e puntualità, pena la “squalifica” dalla fila.
Sotto, a caratteri cubitali, era scritto l’obbligo di passare la notte in tenda per mantenere le proprie posizioni. Non era possibile tornare a casa o pernottare in un albergo magari già prenotato da mesi, bisognava dimostrare di “meritarsi” le prime file tramite quante più scomodità possibili.
Le regole del cartello erano tradotte anche in inglese, così da estendere il gentile “invito” anche ai fan europei presenti all’ultima data del tour di Harry Styles. Il tutto è stato ideato dalla fanbase italiana ed è stato fatto rispettare non solo dalla stessa, a quanto pare, ma anche con il supporto delle guardie e gli addetti alla sicurezza propri di Campovolo. Ed è proprio questo uno degli aspetti più interessanti della vicenda: la “legalizzazione”, o comunque, l’attuazione e il controllo esercitato da addetti ufficiali dell’evento di una serie di rigide direttive non ufficiali.
Assisteremo ad altre vicende simili?
Da pochi giorni c’è stato un altro evento attesissimo: il concerto del Boss all’autodromo di Monza, in data martedì 25 luglio. La location in questo caso poteva ospitare circa ventimila persone in più di Campovolo, e così è stato, dato che Bruce Springsteen riempie i grandi parchi e le arene di tutto il mondo probabilmente da molto tempo prima che Harry Styles nascesse.
Anche in questo caso dai fan più sfegatati è stato seguito un sistema di appelli che sono iniziati ben una settimana prima dell’evento, durante i quali si potevano prenotare dei ticket numerati collegati ad un posto, poi da dover riconfermare a tutti gli appelli successivi. L’ultimo di questi era il giorno del concerto alle 14:00, e chi non era presente perdeva la priorità acquisita.
È evidente che queste modalità escludano dalla corsa alle prime file tutte le persone che, per partecipare ad un evento del genere, per quanto appassionate, non sono in grado di assentarsi dai loro altri impegni, magari familiari o lavorativi, troppi giorni prima di un concerto. Si tenderebbe a pensare che questo potrebbe escludere in parte le fasce di età più adulte e favorire quelle dei giovani, che statisticamente hanno un’agenda più libera.
Staremo a vedere se questi tipi di regolamenti non ufficiali verranno formalizzati dagli organizzatori veri e propri dei concerti, se verranno ammorbiditi, dando possibilità eque ai fan con diverse disponibilità, o se verranno irrigiditi ulteriormente. Una buona notizia: al concerto del Boss di Monza, “fare la notte” non era obbligatorio.