Che Checco Zalone sia un comico particolarmente attento ai temi di stringente attualità non è certo una scoperta. Lo sappiamo ormai da quasi quindici anni, quando il non ancora trentenne Luca Medici divenne volto noto di “Zelig Circus” e nel 2006 lanciò la sua ‘Siamo una squadra fortissimi’, uno degli inni non ufficiali della vittoria della Nazionale ai Mondiali di calcio (proprio nell’estate di Calciopoli).
Dai Mondiali alla Prima Repubblica
Tantissima acqua è passata sotto i ponti da allora, e Checco Zalone è diventato un fenomeno da 219 milioni di euro incassati al cinema. Autointrappolatosi nei panni del meridionale un po’ lavativo, poco istruito e propenso ad aggirare la legge per i propri egoistici scopi, l’attore pugliese (in realtà laureato in giurisprudenza) ha sempre accompagnato alla sua opera l’intento di far riflettere sorridendo. O di far sghignazzare pensando. Un lato “impegnato” che può talvolta sfuggire all’occhio disattento di uno spettatore superficiale, ma che negli ultimi anni è divenuto sempre più evidente.
Così lo straordinario successo di ‘Che bella giornata’ nel 2011 (all’epoca secondo film con i maggiori incassi della storia d’Italia dopo ‘Avatar’) fu accompagnato da ‘L’amore non ha religione’. Qui Checco Zalone affrontava con leggerezza il delicato tema dell’integrazione, spostandosi nel 2015 su quello dello spreco dei soldi pubblici. Lo fece con ‘La prima repubblica’, brano che accompagnava il successo ancora più ingente rappresentato da ‘Quo vado?’.
Checco Zalone e il Coronavirus
Ora è il momento di un altro tema drammatico da destrutturare rendendolo in qualche modo grottesco. Stiamo parlando ovviamente dell’emergenza Coronavirus, trattata da Checco Zalone con l’ennesima maschera. A differenza della precedente canzone, in cui scimmiottava la vocalità di Adriano Celentano, stavolta a fungere da ispirazione è nientemeno che Domenico Modugno.
‘L’immunità di gregge’ è il titolo scelto da un Checco Zalone impomatato, con foulard e poi in papillon e doppio petto, che si rivolge a una lontana Virginia Raffaele nell’attesa di poter diventare il suo “ultimo tampone”.
E la classica frecciatina? Stavolta è rivolta a Luca Zaia: “La quarantena, sai, è come il Veneto. Spegne i focolai piccoli ma può accenderne di grandi. Come quello che arde nel mio cuore“.
Le polemiche anche stavolta, c’è da scommettere, non mancheranno. Basti ripensare a cosa avvenne solo un anno fa con la canzone ‘Immigrato’, uscita in concomitanza con il film ‘Tolo Tolo’ e stigmatizzata a turno dalla destra e dalla sinistra nazionali.