Tra problemi tecnici, il conflitto con la Russia e i vari ritardi hanno costretto l’ESA – Agenzia Spaziale Europea – a far ricorso ai privati e con ogni probabilità bisognerà aspettare quanto meno la fine dell’anno per avere migliori prospettive in termini di autonomia per i lanci spaziali dell’Agenzia dell’Europa stessa.
Il fallimento di Vega C e il motivo
Andando indietro nel tempo, la prima brutta notizia la si incontra alla fine di giugno di quest’anno, quando è stata eseguita una prova statica di accensione del motore Zefiro 40 – secondo stadio del lanciatore Vega C – richiesta per il ritorno in volo del razzo Vega C dell’ESA dopo un’anomalia di volo subita durante l’ultimo lancio VV22 di dicembre.
Dopo 40 secondi dall’inizio del test, è stata rilevata un’altra anomalia, la quale ha portato a una riduzione delle prestazioni di pressione complessive del motore prima del completamento del test previsto a 97 secondi.
Questo aspetto ha portato alla necessità di ulteriori attività di indagine e test da parte di Avio – la società di sviluppo – e dell’Agenzia Spaziale Europea per garantire condizioni di performance ottimali.
Avio ha comunque precisato che il lanciatore Vega (il predecessore ancora in attività del Vega C) “non è influenzato dalle prestazioni di Zefiro 40” che è specifico del nuovo razzo Vega C e che quindi il prossimo “lancio di Vega rimane previsto per settembre“.
Il fallimento del lancio di Vega C lo scorso dicembre era stato causato da una parte difettosa prodotta in Ucraina secondo un’indagine ufficiale. Il primo stadio del Vega aveva funzionato perfettamente dopo il decollo il 20 dicembre. Il motore del secondo stadio – un motore a combustibile liquido Zefiro 40 progettato e assemblato da Avio – si era poi acceso come previsto, aveva dichiarato Pierre-Yves Tissier, direttore tecnico di Arianespace e co-presidente dell’inchiesta sul lancio fallito -, ma dopo 144 secondi dall’inizio del volo, la pressione nei tubi che alimentano l’ugello aveva iniziato a diminuire.
L’indagine sul fallimento di Vega C e l’Europa a corto di razzi da esplorazione spaziale
La commissione investigativa aveva fatto risalire il problema a un componente, prodotto dalla società ucraina Yuzhnoye, con sede a Dnipro, prima dell’inizio della guerra.
Il componente, che alimenta il carburante nell’ugello, deve sopportare elevate sollecitazioni meccaniche e gradienti termici, ma la sua densita’ non sarebbe stata sufficientemente omogenea, il che avrebbe portato alla rottura.
L’indagine non aveva invece riscontrato punti deboli nella progettazione del motore Zefiro. Risultanze criticate in seguito dall’Agenzia spaziale ucraina, che aveva definito l’indagine ufficiale troppo sbrigativa.
Per l’Agenzia ucraina, a marzo di quest’anno, le conclusione presentate erano “ancora premature” e potevano “essere necessarie ulteriori indagini per identificare eventuali fattori aggiuntivi che hanno portato al fallimento del lancio di Vega C”, aggiungendo inoltre che il componente fornito dalla Yuzhnoye era del tutto conforme ai requisiti richiesti.
Il Vega C, che aveva avuto il suo volo di debutto solo lo scorso luglio, anche in ragione del test fallito di giugno sarà ora a terra come detto fino alla fine degli accertamenti e dei test stessi, il che potrebbe esacerbare un arretrato di missioni in attesa di lancio. Un arretrato che affonda le sue radici anche più indietro dell’incidente con lo stesso Vega C.
“Questo è un momento in cui dobbiamo riflettere profondamente su come riconquistare un accesso indipendente allo spazio per l’Europa”, aveva dichiarato Josef Aschbacher, direttore generale dell’Agenzia spaziale europea (ESA), in una conferenza stampa il 3 marzo
Più indietro ancora, in seguito all’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia più di un anno fa, i paesi europei avevano annullato i contratti per i lanci con i razzi russi Soyuz. Una tempesta perfetta che ha costretto l’ESA a rivolgersi ai privati.