Covid, nel ‘mare’ delle ordinanze: guida pratica regione per regione

Con l’ordinanza annunciata nella giornata di venerdì, il Ministero della Salute aggiornerà gli elenchi delle Regioni e delle Province autonome in area rossa, arancione e gialla da domenica 15 novembre. Sono ben sette, ora, le aree a rischio alto, nove in quella a rischio medio-alto, soltanto cinque quelle a rischio medio. Un provvedimento che di per sé comprende numerose regole di base, integrate poi dalle numerose ordinanze regionali che rischiano di mandare in confusione i cittadini, se non ben interpretate. Proviamo quindi a fare ordine e chiarire quali sono i provvedimenti principali regione per regione, in base alle tre aree di rischio.

Zona rossa: sette aree rischio alto

Da domenica, Campania e Toscana andranno ad aggiungersi a Calabria, Lombardia, Piemonte, Provincia autonoma di Bolzano e Valle d’Aosta nell’elenco delle aree a più alto rischio. Le restrizioni prevedono il divieto di spostamento in entrata e uscita dai territori, salvo per comprovate esigenze di lavoro, salute, scuola e necessità. Prevista inoltre l’estensione della didattica a distanza anche per gli studenti dalla seconda media alle superiori. Anche solo per uscire di casa e muoversi all’interno del proprio comune è necessaria l’apposita autocertificazione.

Le particolarità nella zona rossa

A Bolzano e provincia è permessa la didattica in presenza nelle scuole materne e primarie per i bambini i cui genitori svolgono lavori essenziali. L’attività motoria è permessa, ma solo nel raggio di un chilometro da casa, controllata con un’apposita app per smartphone. In Calabria nessuna eccezione alla chiusura delle scuole: didattica a distanza per tutti, dagli asili alle università. In Campania i sindaci di alcune città, tra cui Napoli e Benevento, hanno anticipato il provvedimento del Ministero della Salute chiudendo numerose strade e piazze solitamente soggette ad assembramenti. Stesso discorso per la Toscana, che ha chiuso le strade più frequentate delle maggiori città, fermando bar e ristoranti nel fine settimana. In Lombardia e in Valle d’Aosta è in atto una sorta di ‘lockdown duro’, con la chiusura di ogni tipo di attività considerata ‘non essenziale’ e didattica a distanza per scuole e università, mentre in Piemonte la Dad è prevista dalla seconda media in poi.

Zona arancione: nove aree a rischio medio-alto

Partita con solo due Regioni al proprio interno e passata a sei nei giorni scorsi, la zona arancione si estenderà a ben nove aree da domenica. L’elenco comprende le già presenti Abruzzo, Basilicata, Liguria, Puglia, Sicilia e Umbria, cui si aggiungono Emilia-Romagna, Friuli-Venezia-Giulia e Marche. Gli spostamenti da un comune all’altro, in quest’area, sono permessi, ma solo per i comprovati motivi di lavoro, salute o necessità. Chiusi bar, pub, ristoranti, gelaterie e pasticcerie, possibili asporto fino alle 22 e domicilio.

Le particolarità nella zona arancione

In tutte le nove aree previsto un potenziamento dei controlli per evitare assembramenti, con l’utilizzo di impianti di diffusione sonora per invitare i cittadini a restare a casa il più possibile. In Basilicata si pensa alla ridefinizione delle limitazioni a Genzano di Lucania e Irsina, comuni in ‘zona rossa’ per l’alto numero di contagi rispetto alla popolazione. In Emilia-Romagna forti limitazioni alle aperture dei negozi nel fine settimana: stop ai parchi commerciali nel weekend, la domenica aperti solo alimentari, farmacie, edicole e tabaccai. Niente attività motoria in centro città o sul lungomare, a Bologna vietate le esibizioni degli artisti di strada. A scuola, inoltre, niente lezioni di ginnastica, canto o strumenti a fiato. Una misura, quest’ultima, condivisa con il Friuli-Venezia-Giulia.

Proprio nella regione amministrata dal governatore Fedriga, l’ordinanza regionale raccomanda inoltre di dedicare agli anziani l’accesso ai negozi nelle prime due ore di apertura, apre alle consumazioni al tavolo nei bar solo dopo le 15 e chiude i centri commerciali nei prefestivi e nei festivi. In Liguria, in arrivo un ordinanza per chiudere i lungomari al passeggio, ok all’apertura dei parchi ma controlli severi per evitare assembramenti. Parchi chiusi invece a Bari, in Puglia, dove il sindaco Decaro ha aumentato i controlli per evitare assembramenti. Stretta sulle principali vie cittadine in numerosi comuni delle sei province, capoluoghi compresi.

In Sicilia, a Palermo, il sindaco Orlando ha sospeso l’ordinanza, già annunciata, di chiusura delle scuole dell’obbligo. L’arcivescovo Lorefice ha disposto la sospensione delle attività parrocchiali in presenza a eccezione della Messa e degli altri sacramenti. A Catania, divieto di stazionamento nel weekend a Piazza Duomo e nel Borgo Marinaro. In Umbria, a Perugia, chiusa al pubblico la scalinata della cattedrale di San Lorenzo.

Zona gialla: cinque aree a rischio medio

Restano cinque, quindi, le aree a rischio medio: Lazio, Molise, Sardegna, Provincia autonoma di Trento e Veneto. Previste quindi le regole base del Dpcm del 3 novembre: coprifuoco dalle ore 22 alle 5 del mattino, sospensione di concorsi pubblici e privati, chiusura di musei e sale bingo. In più, come stabilito dal decreto ministeriale, la didattica sarà del 100% a distanza per le scuole superiori e la capienza sui trasporti pubblici limitata al 50%.

Le particolarità nella zona gialla

A Trento e provincia, il presidente Fugatti ha disposto con apposita ordinanza ulteriori restrizioni alle attività motorie e alla somministrazione di bevande in bar e ristoranti. Stretta anche sui mercati all’aperto e sulle modalità per fare la spesa. Nel Lazio, in particolare a Roma, previsti severi controlli nelle aree verdi. La metropolitana non si ferma in centro. Stop in tutta la regione ai mercati non alimentari nei giorni festivi. In Sardegna, a Cagliari, vietato l’utilizzo delle bici (e dei mezzi su ruote in generale) sulla passeggiata dell’Ammiragliato. In Veneto, il governatore Zaia chiude al passeggio i centri storici delle città e le piazze solitamente affollate. Nei prefestivi aperture per alimentari, farmacie, tabacchi ed edicole, nei festivi aperti soltanto gli alimentari. Limitazioni anche per i mercati all’aperto.

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