Quest’anno è record di nidi di tartarughe marine nel Mediterraneo, si è già arrivati a quota 293 (subito messi in sicurezza nelle spiagge italiane) e nel Sud Italia, grazie al monitoraggio delle coste, si sono scoperti 24 nidi in Puglia e 2 in Basilicata, mentre la Sardegna si attesta a quota 8.
I volontari di Legambiente e di altre organizzazioni, impegnati nelle attività di monitoraggio e sorveglianza dei nidi nell’ambito del progetto europeo Life Turtlenest, continuano a segnalare di giorno in giorno tracce di risalita di mamma tartaruga sugli arenili italiani.
I nidi delle tartarughe marine in Italia, Francia e Spagna
Il Centro-Nord del Paese sta restituendo dei numeri alti rispetto alle scorse stagioni. Un aumento dei nidi si è registrato in Toscana (12), Lazio (11), uno in Abruzzo ed Emilia Romagna.
Si tratta di un vero e proprio boom di uova deposte che, oltre all’Italia, coinvolge anche le coste di Francia e Spagna. Lungo la Costa Azzurra, la Provenza e la regione Occitania sono stati segnalati 7 nidi, mentre sul litorale spagnolo, in particolare l’area di Valencia, Maiorca, Ibiza, dove il record massimo di nidi era fermo a quota 11, per ora sono già totalizzati 22 nidi.
Nella stagione 2022 il conteggio nel Mediterraneo si era fermato a 146, mentre quella del 2023 molto probabilmente supererà di gran lunga anche la ricca estate di ritrovamenti del 2021 (con più di 240 nidi).
“Questa estate è ripresa decisa la corsa delle tartarughe marine verso latitudini più settentrionali spinta dal cambiamento climatico che ha causato un significativo aumento della temperatura, rendendo adatti alla deposizione ambienti che solo qualche anno fa erano troppo freddi per questi rettili” spiega Sandra Hochschied, ricercatrice della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli e responsabile scientifico del progetto Life Turtlenest.
Il patrimonio di biodiversità del mar Mediterraneo sarà arricchito ulteriormente nelle prossime settimane, quando avverrà la schiusa dei nidi e la corsa verso il mare di un vero e proprio esercito di baby tartarughe.
Grande merito va alla costanza e all’impegno di centinaia di volontari impegnati nella sorveglianza dei litorali italiani. “È necessario garantire a questa specie protetta, sempre più presente nel Mediterraneo occidentale, adeguate misure di conservazione – dichiara Stefano Di Marco, Project Manager del progetto europeo Life Turtlenest coordinato da Legambiente – Per questo il progetto prevede una serie di azioni integrate che vanno dall’informazione alla sensibilizzazione delle comunità locali e degli operatori balneari, fino alla definizione di misure di salvaguardia attraverso l’estensione dei siti Natura 2000 già esistenti e/o l’istituzione di nuovi siti laddove la nidificazione della Caretta caretta può considerarsi ricorrente”.
“Il coinvolgimento dei comuni sarà di fondamentale in questa operazione – prosegue Di Marco – le amministrazioni locali possono infatti fare molto per disincentivare l’uso dei mezzi meccanici per la pulizia delle spiagge, disciplinare i ripascimenti delle spiagge e limitare l’inquinamento acustico e luminoso che rappresentano una minaccia sia durante le fasi di deposizione che di schiusa”.
Secondo il rapporto Climate change and incterconnected ricks to sustainable development in the Mediterranean, pubblicato su Nature Climate Change, il Mediterraneo è tra i bacini che si stanno scaldando più velocemente sul pianeta, circa + 0,4 gradi per ognuno degli ultimi decenni, e proiezioni per il 2100 variano tra +1,8 e +3,5 in media rispetto al periodo tra il 1961 e il 1990, ricorda Legambiente.
Il ritrovamento di un nido di tartaruga marina è una buona notizia anche dal punto di vista socio economico, considerato che molte località stanno costruendo la loro identità intorno alla presenza della Caretta.