Un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per la Cina.
Parafrasando la celebre frase pronunciata da Neil Armstrong dopo aver poggiato per la prima volta i propri piedi sulla Luna nel 1969.
La Cina, per la prima volta nella sua storia, è riuscita a lanciare in orbita nello spazio un astronauta civile.
Il primo civile cinese nello spazio
Gui Haichao. Questo il nome dell’uomo che, a suo modo, ha compiuto un passo storico per la Cina.
Docente di ingegneria aerospaziale presso l’Università di Beihang di Pechino, il trentasettenne è, infatti, uno dei tre taikonauti (così vengono chiamati gli astronauti cinesi, ndr) a essere partiti a bordo della Shenzhou-16 nelle scorse ore, direzione stazione spaziale Tiangong.
Al suo fianco Zhu Yangzhu – altro esordiente in un viaggio spaziale – e il veterano Jing Haipeng, entrambi astronauti membri dell’Esercito Popolare di Liberazione cinese.
I tre sono partiti dalla base di lancio di Jiuquan, nella Mongolia Interna, e, dopo sei ore di viaggio, hanno attraccato alla stazione spaziale cinese, dove sono stati accolti da altri tre colleghi (erano arrivati lo scorso novembre a bordo della navicella Shenzhou-15, ndr).
Ora, il loro compito sarà quello di eseguire una serie di azioni programmate nel corso dei cinque giorni in cui i sei astronauti resteranno insieme, con il lancio dell’operazione che è già stato definito un “completo successo” dal Direttore del Centro di Lancio Satellitare di Juiquan, Zou Lipeng.
Nello specifico, la mansione principale di Gui Haichao sarà quella di tenere sotto controllo il funzionamento in orbita dei carichi utili sperimentali di scienze spaziali.
L’ambizione cinese
Quella appena partita è l’undicesima missione umana cinese nello spazio, con la super potenza asiatica che, come grande obiettivo, si è già posta quello di mandare dei propri astronauti sulla Luna entro il 2030.
Un piano sicuramente ambizioso, ma che tiene conto degli enormi progressi compiuti negli ultimi anni.
Il programma spaziale cinese, per esempio, è stato il primo a portare un proprio veicolo spaziale sul lato oscuro della Luna nel 2019 (il Chang’e-4, ndr), mentre il 2021 è stato l’anno in cui la Cina è riuscita a poggiare sulla superficie di Marte il suo primo rover (terzo Paese a riuscirci dopo USA e l’ex Unione Sovietica, ndr).
La Cina, inoltre, è l’unico Stato a possedere una propria stazione spaziale, dopo che gli Stati Uniti d’America le imposero il divieto a partecipare alla Stazione Spaziale Internazionale nel 2011, preoccupati per la sicurezza nazionale e il possibile furto di tecnologia.
Gli USA sospettano, infatti, che la Cina abbia anche ambizioni militari nello spazio. Un dubbio alimentato dalla vicinanza che il Paese asiatico ha con la Russia, da sempre rivale storico degli Stati Uniti d’America sullo scacchiere internazionale.
Nonostante ciò, va detto che esiste una collaborazione tra la stazione spaziale cinese (che dovrebbe orbitare intorno alla Terra per circa dieci anni) e l’Agenzia Spaziale Europea.
Un confronto che potrebbe intensificarsi ancor di più nel prossimo futuro, soprattutto qualora la Stazione Spaziale Internazionale dovesse davvero ritirarsi dal 2024.
In quel caso, la stazione spaziale cinese rimarrebbe l’ultima operativa.
Il ritorno dei cosmonauti di SpaceX
Se volontà del Presidente cinese Xi Jinping è quella di portare al più presto nuovi esseri umani sulla Luna e addirittura su Marte, non da meno è l’ambizione degli USA, che sulla superficie lunare vogliono tornare già nel 2025.
I viaggi nello spazio sono considerati la prossima grande frontiera da raggiungere e superare, sia per gli Stati che per i privati.
Per questo, è giusto sottolineare anche il successo dell’ultima spedizione di SpaceX, azienda aerospaziale fondata da Elon Musk.
Dopo un viaggio di nove giorni nella Stazione Spaziale Internazionale, la capsula che trasportava quattro astronauti è atterrata nel Golfo del Messico nelle scorse ore, riportando sulla Terra l’equipaggio.
Tra loro John Shoffner (un imprenditore di Knoxville, in Tennessee) e due astronauti sauditi, Rayyanah Barnawi (una ricercatrice sulle cellule staminali e prima donna saudita nello spazio) e Ali al-Qarni (un pilota di caccia).
Accompagnati dall’ex astronauta della NASA Peggy Whitson, lo statunitense si è pagato il viaggio di tasca propria, mentre a pagare il “biglietto” più che milionario ai due arabi è stato direttamente il Governo saudita.