Il cordoglio per le vittime della tragedia della Marmolada continua ad essere altissimo in queste ore in cui si cerca di capire che cosa sia effettivamente avvenuto sul ghiacciaio dolomitico. Che una delle cause scatenanti della strage sia lo scioglimento dei ghiacci è apparso subito evidente a tutti. È però importante anche capire quali siano i fenomeni dietro all’evento, e per quale motivo ci si debba preoccupare come forse mai prima d’ora nella storia dell’umanità civilizzata.
Avendo già analizzato le cause antropiche dei fatti della Marmolada, capiamo quindi che cosa è realmente successo sui ghiacci del più alto gruppo montuoso delle Dolomiti. Come ha stabilito il Soccorso Alpino, a staccarsi è stata una calotta di ghiaccio di circa 200 metri di superficie, alta 60 metri e profonda 80. L’aspetto più inquietante della vicenda è che si trovava in quello stesso luogo da “centinaia di anni“, senza mai essersi spostata. Quindi è scesa di circa 500 metri da Punta Penia, fermandosi a un’altitudine di 2.800. Il suo pur breve tragitto le ha fatto toccare una velocità di addirittura 300 km/h.
Che cosa è un seracco e perché è tanto pericoloso
La colossale lastra di ghiaccio che ha scatenato il disastro della Marmolada, come detto, era un seracco. Questo termine individua una tipica formazione di un ghiacciaio che deriva dall’apertura dei crepacci. Il suo aspetto più consueto è quella di una torre o un pinnacolo, e la sua formazione è il frutto della fratturazione di un corpo glaciale. Tali formazioni si spezzano quando il ghiaccio supera il proprio limite naturale di plasticità. E questo può provocare tra le conseguenze la rottura dei pendii rocciosi sottostanti.
Il crollo di un seracco non è quasi mai prevedibile, a differenza delle valanghe di neve. Nasce infatti dai meccanismi che regolano il movimento e l’equilibrio del ghiacciaio stesso, e non di rado l’episodio finale non è direttamente collegabile a un repentino aumento della temperatura. Quando il seracco si frantuma e crolla, peraltro, il ghiaccio può fondersi e questo fa sì che l’acqua porti con sé a valle vere e proprie colate di sassi o detriti. Una situazione che si è verificata anche nell’incidente della Marmolada.
Il sole e il caldo sulla Marmolada: il fenomeno del ruscellamento
Ciò non toglie che le altissime temperature di questi giorni (e dei precedenti mesi) abbiano un ruolo molto chiaro nella vicenda. Nel sabato precedente alla tragedia, la zona aveva toccato i 9°C, con una minima altissima: 5°C. Il giorno dopo, quindi, anche il limite dei 10°C era stato superato. Il distacco del seracco è avvenuto intorno alle 13:30, quando il sole batteva forte su quel versante della montagna. E in quel momento lo zero termico superava i 4.100 metri, ma la Marmolada non supera quota 3.343.
Tra la neve pressoché assente nello scorso inverno e le altrettanto rare piogge primaverili, la Marmolada ha parzialmente cambiato aspetto in questi ultimi mesi. “Da diverse settimane il ghiaccio era esposto al sole. Per questo si è generato un intenso ruscellamento superficiale. E questi corsi d’acqua, chiamati bédières, si convogliano sul fondo di roccia quando trovano un crepaccio. Ma questo fenomeno crea sottopressioni che possono far esplodere il ghiaccio che contiene i ruscelli“, ha spiegato al ‘Fatto Quotidiano’ il meteorologo Luca Mercalli.
Presente e futuro della Marmolada secondo Reinhold Messner
Un’analisi completa sulla vicenda arriva anche da Reinhold Messner, decano degli alpinisti nostrani e grande esperto dei sentieri della Marmolada. “Sono stato tante volte a Punta di Rocca, anche se ci manco da tanti anni. E lì arrivare a 10 gradi è incredibile. Si sta sciogliendo il permafrost, e quindi arrivano fiumi d’acqua che portano via tutto“, ha spiegato all’Ansa. Il permafrost è il terreno costantemente ricoperto da superfici ghiacciate, da circa 10 mila anni.
“I seracchi cadono da sempre, ma negli anni Sessanta avveniva molto meno spesso. Il problema è che la montagna risente dell’inquinamento delle grandi città. Il caldo globale rende i ghiacciai sempre più sottili, e cadono pezzi di ghiaccio grandi come grattacieli. Poi è vero che salire su un seracco è qualcosa che si fa. Ma un bravo alpinista in questo periodo dell’anno non ci va. Perché è consapevole che è una possibilità che esiste. In montagna bisogna avere occhi e orecchie bene aperte, sempre“, ha concluso Messner.