Si chiama C/2014 UN271, è la cometa più grande del Sistema Solare e tra poco meno di dieci anni saluterà la Terra dalla “distanza di sicurezza” di 1,6 miliardi di chilometri dal Sole (simile a quella esistente tra il nostro pianeta e Saturno). La comunità scientifica la conosce da 12 anni. Nel 2010 gli astronomi Pedro Bernardinelli e Gary Bernstein la osservarono per la prima volta, per puro caso, quando si trovava a tre miliardi di miglia dal Sole. Le sue dimensioni, tutt’altro che trascurabili, sono state determinate con precisione tramite Hubble, il telescopio spaziale della Nasa. Le informazioni che ha raccolto hanno permesso agli astronomi di misurare il nucleo del corpo celeste, che sarebbe di circa 130 chilometri (come spiegato nello studio pubblicato su The Astrophysical Journal Letters). Con un diametro simile, C/2014 UN271 supera le dimensioni di qualsiasi altra cometa conosciuta.
La stima delle dimensioni della cometa
Al momento la cometa si trova a circa 3 miliardi dal Sole e si sta avvicinando all’astro a 35.406 chilometri all’ora. Nel 2031 raggiungerà il suo punto di massima vicinanza alla Terra, senza però rappresentare un pericolo per il pianeta. Dopodiché, il corpo celeste proseguirà il viaggio che tra alcuni milioni di anni lo riporterà nella nube di Oort, la regione dello spazio da cui si ritiene provengano le comete di lungo periodo.
La caratteristica particolare di C/2014 UN271, come già detto, sono le dimensioni del suo nucleo che, secondo i calcoli degli astronomi, supererebbero di circa cinquanta volte quello della maggior parte delle comete conosciute. La sua massa è stimata in circa 500mila miliardi di tonnellate ed è centomila volte maggiore di quella di una tipica cometa osservata nelle vicinanze del Sole. Man-To Hui, ricercatore della Macau University of Science and Technology e primo autore dello studio, ha definito il corpo celeste “sorprendente”, perché è particolarmente attivo “pur essendo ancora così lontano dal Sole”.
Per misurare le dimensioni del nucleo della cometa, i ricercatori si sono basati su cinque scatti realizzati l’8 gennaio 2022 da Hubble, che sono stati confrontati anche con i dati precedentemente ottenuti tramite l’Atacama Large Millimeter/Submillimeter Array, in Cile.