Dal Macroeconomic Climate Stress Test (Mcst) effettuato da Scope Ratings sulle grandi potenze economiche europee, è risultato che l’Italia è il Paese più vulnerabile ai rischi legati al cambiamento climatico. L’agenzia ha valutato le conseguenze (classificate come rischio cronico e acuto), legate al cambiamento climatico nei prossimi decenni, come i rischi fisici associati alla temperatura, alle inondazioni fluviali e alla siccità, ma anche le conseguenze della transizione sull’economia, legati alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra (Scope-1, Scope-2 e Scope-3). Nella peggiore delle ipotesi, la transizione potrebbe arrivare a costare all’Italia fino a 17,5 trilioni di euro nell’arco di trent’anni, mentre per la Germania i rischi sarebbero minori.
La Germania è il paese meno esposto al rischio climatico
“Applicando l’MCST alle cinque maggiori economie europee – Germania, Francia, Italia, Spagna e Paesi Bassi – scopriamo che l’Italia è la grande economia dell’UE più a rischio in uno scenario di cambiamento climatico avverso nei decenni a venire. Il cambiamento climatico in una transizione ritardata potrebbe costare ipoteticamente 17,5 trilioni di euro tra il 2020 e il 2050, pari al 14,5% del PIL“, afferma Hazem Krichene, Senior Director climate economist per l’agenzia Scope ESG.
“Al contrario, troviamo che la Germania è il paese meno esposto al rischio climatico, dove in uno scenario di transizione ritardata potrebbe costare 7,1 trilioni di euro, pari al 3,2% del PIL cumulativo tra il 2020 e il 2050“, aggiunge Krichene. Dai risultati del test si evidenzia che la Spagna segue l’Italia con un impatto economico, in caso di transizione tardiva, pari a circa il 10,5% del Pil. Sempre secondo quanto riferito dall’agenzia Scope Ratings, Italia e Spagna sono esposti al rischio fisico cronico associato all’aumento delle temperature, con perdite economiche annue rispettivamente dell’8,7% e del 6,5%, a causa della siccità. I Paesi Bassi (vicini al 6%) e la Francia (poco sopra il 4,5%) presentano meno rischi e la Germania, invece, è la potenza europea meno esposta di tutte.
Francia e Germania sono esposte al rischio di alluvioni fluviali con perdite annue rispettivamente del 3,7% e del 3,2%. “Se verrà raggiunto il Net Zero entro il 2050, le economie dell’Ue non dovranno affrontare ulteriori rischi di transizione nella seconda metà del secolo e potrebbero limitare l’impatto del rischio fisico a +2°C (o +1,5° C) rispetto allo scenario della serra”, “una transizione costosa nella prima metà del secolo consentirebbe ai cinque grandi Paesi dell’Ue di evitare danni economici potenzialmente catastrofici e irreversibili dello scenario della serra nella seconda metà del secolo”, afferma Tetiana Markiv, analista di Scope Esg.