Le lontre marine sono il nuovo alleato
nella lotta ai cambiamenti climatici

Le lontre di mare sono delle creature strane e meravigliose.

Forse non tutti sanno che la lontra marina (Enhydra lutris) è l’animale più peloso della Terra. Queste creature possono avere fino a 140.000 peli su ogni centimetro quadrato del corpo, una densità fino a 700 volte in più rispetto ai capelli umani. A differenza di molti altri mammiferi marini, poi, le lontre mancano di grasso corporeo. Questo significa che per tenersi al caldo, devono mangiare ogni giorno una quantità di cibo pari a un quarto del loro peso corporeo. Ma la cosa più singolare è che le lontre svolgono un ruolo preziosissimo per l’ecosistema in cui vivono, aiutando nella lotta ai cambiamenti climatici.

L’importanza delle lontre marine nella lotta per il clima

Pochi altri animali mangiano tanto rispetto al loro peso o svolgono un ruolo così fondamentale nel mantenimento del loro ambienteafferma Brent Hughes, un ecologo marino che studia gli habitat costieri alla Sonoma State University in California.

Secondo gli scienziati queste creature possono rivelarsi dei veri supereroi climatici. Le lontre marine infatti aiutano gli ecosistemi a catturare il carbonio dall’atmosfera e a immagazzinarlo come biomassa e detriti di acque profonde. Questo impedisce al carbonio di riconvertirsi in anidride carbonica e di essere emesso in atmosfera.

Questi animali sono particolarmente importanti per gli ecosistemi di alghe marine, che fungono da nutrimento e riparo per la vita acquatica. Questo va ricercato nel vorace appetito delle lontre, ghiottissime soprattutto di ricci di mare, ricchi di calorie. Ne mangiano così tanti da ridurne il numero in una certa aerea drasticamente.
Ma questo è un bene per l’ecosistema. I ricci di mare infatti si nutrono di alghe e un numero eccessivo di ricci può causare la scomparsa non solo delle alghe, ma anche di tutte le altre specie, tra cui pesci e altri mammiferi.
Le alghe marine infatti assorbono il carbonio man mano che crescono, immagazzinandone la gran parte nelle radici. Quando le radici più vecchie muoiono, il carbonio si blocca nei sedimenti, dove possono volerci centinaia di anni o più per riconvertirsi alla sua forma gassosa.

Nel 2012, un team di ecologisti, ha pubblicato uno studio sull’impatto della lontra marina sul carbonio. Confrontando i dati sul tasso di crescita delle alghe e sulla loro densità in siti con e senza lontre, hanno scoperto che la presenza di lontre marine nell’habitat è in grado di immagazzinare da 4,4 a 8,7 milioni di tonnellate di carbonio rispetto a un habitat privo di lontre.
Una quantità di carbonio pari a quella emessa da un milione di macchine in un anno.

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