Sono già 11 le città italiane che a inizio settembre hanno sforato il limite previsto per le polveri sottili. Superata quindi la soglia dei 35 giorni nell’anno solare con una media di PM10 giornaliera superiore ai 50 microgrammi al metro cubo. È quanto emerge dal dossier di Legambiente “Mal’aria 2021 edizione speciale – I costi dell’immobilismo”.
Legambiente ha ricordato che l’Italia ha già all’attivo tre procedure di infrazione con la Commissione europea per le elevate concentrazioni degli inquinanti atmosferici. Il nostro Paese è già stato condannato il 10 novembre scorso per il superamento continuativo dei limiti di PM10 dal 2008 al 2017.
L’inquinamento atmosferico è la quarta causa di morte a livelli globali, sebbene per l’Eea (Agenzia Europea dell’Ambiente) sia da considerare persino al primo posto come causa di morti premature dovute a fattori ambientali. Ogni anno circa 500.000 persone muoiono per cause imputabili all’inquinamento. Di queste, l’80% avvengono in Europa, dove oltre due terzi delle città infrangono gli standard minimi di qualità dell’aria sanciti dall’OMS.
Le polveri sottili sono un problema, non solo per ambiente e salute, ma anche per il portafoglio.
Ogni anno, l’inquinamento atmosferico costa ad ogni cittadino europeo circa 1280 euro: questo cifra è stata inserita all’interno del rapporto Alleanza europea per la salute pubblica.
L’Italia può vantare un ben triste primato in merito all’inquinamento atmosferico con il maggior numero di città nella top ten del costo pro capite più alto in Europa. Milano, Padova, Venezia, Brescia e Torino si trovano tutte all’interno di questa classifica. Milano addirittura registra il secondo costo più alto in assoluto, dopo Bucarest, causando un esborso di circa 2800 euro all’anno per cittadino.
La crisi climatica che stiamo vivendo affonda parte delle sue radici proprio negli atteggiamenti dei singoli cittadini. Per questo è dovere di ogni individuo adottare pratiche eco-sostenibili volte a ridurre la propria impronta di C02 sia dentro che fuori casa.
Una buona pratica è certamente quella di limitare l’utilizzo di veicoli inquinanti, come auto e aerei, preferendo veicoli elettrici e il trasporto pubblico. Altrettanto importante è anche prestare attenzione a quello che portiamo sulla tavola. Le emissioni di C02 provenienti dagli allevamenti intensivi contribuiscono per il 17% all’inquinamento globale: una percentuale pari a quella dell’intero settore trasporti. Ridurre il consumo di carne, così come preferire alimenti biologici e a km zero, sono abitudini sostenibili che dobbiamo adottare per il benessere del pianeta.
Complice la pandemia e il lockdown, è aumentato moltissimo sia il consumo di plastica che il commercio online. Proprio la diffusione dell’e-commerce sta avendo effetti devastanti sul pianeta.
Basti pensare che in Italia, l’e-commerce è responsabile del consumo del 35% della plastica prodotta nel nostro Paese. A questo occorre naturalmente aggiungere l’inquinamento dovuto al trasporto dal luogo di produzione a quello di consegna.
In base a uno studio del MIT, l’impatto ambientale di un consumatore online è circa il doppio rispetto a quella di un acquirente di un negozio fisico, e il triplo se si sceglie la consegna rapida. Per fare un esempio pratico, gli analisti di money.co.uk hanno stimato che gli acquisti e-commerce effettuati dagli inglesi durante le 24 ore del BlackFriday hanno comportato un emissione di anidride carbonica pari a 430 voli di andata e ritorno tra Europa e Stati Uniti. Tutto questo a fronte di una scarsissima consapevolezza da parte di consumatori: sebbene l’85% ammetta di effettuare acquisti online, solo 1 su 10 è consapevole delle conseguenze prodotte sull’ambiente.
Come diminuire l’inquinamento legato all’e-commerce? Al di là di evitare, o laddove sia impossibile, almeno limitare gli acquisti online, possiamo cercare di ridurre la nostra impronta di C02 ad esempio effettuando ordini comunitari, così da diminuire i viaggi verso i luoghi di consegna. Un secondo consiglio è quello di scegliere una consegna standard invece che prioritaria: se siamo disposti ad aspettare una settimana salviamo ben 80 alberi a spedizione.
In parallelo, occorre limitare lo shopping compulsivo e preferire il commercio nei negozi fisici, così da favorire i negozi di quartiere e le micro imprese.
In generale, è fondamentale che ogni singolo individuo sia consapevole dell’impatto delle sue azioni sull’inquinamento e sull’ambiente. Solo con una presa di coscienza individuale e collettiva, sarà possibile agire davvero in modo sostenibile nei confronti del pianeta.
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