Venti aziende zootecniche sono responsabili di più emissioni di gas serra rispetto a Germania, Gran Bretagna o Francia e stanno ricevendo miliardi di dollari in finanziamenti per farlo. Questo è ciò che emerge dall’ultimo rapporto Meat Atlas, redatto dall’associazione Friends of the earth Europe e la fondazione politica europea, Heinrich Böll Stiftung.
Tra il 2015 e il 2020, le aziende globali di carne e prodotti lattiero-caseari hanno ricevuto più di 478 miliardi di dollari in finanziamenti da 2.500 società di investimento, banche e fondi pensione, la maggior parte con sede in Nord America o in Europa. Con quel livello di sostegno finanziario, il rapporto stima che la produzione di carne potrebbe raggiungere 366 milioni di tonnellate all’anno. Il rapporto indica anche un consolidamento in corso nel settore della carne e dei latticini, con le aziende più grandi che acquistano quelle più piccole, riducendo di fatto la concorrenza. L’effetto, sul lungo termine, rischia di schiacciare modelli di produzione alimentare più sostenibili, a vantaggio delle massive produzioni industriali.
L’allevamento di bestiame contribuisce in modo significativo alle emissioni di carbonio, con l’agricoltura animale che rappresenta il 14,5% delle emissioni mondiali di gas serra. Diversi studi scientifici hanno da tempo lanciato l’allarme sull’impatto ambientale degli allevamenti intensivi, sottolineando come i paesi ricchi abbiano bisogno di enormi riduzioni del consumo di carne e latticini per affrontare l’emergenza climatica. Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista Nature, i cittadini dei paesi occidentali dovrebbero tagliare del 90% il consumo di carne e del 60% il consumo di latte, sostituendolo con una dieta a base vegetale.
In tutto il mondo, tre quarti di tutti i terreni agricoli vengono utilizzati per allevare animali o le colture per nutrirli. “Nel solo Brasile – sottolinea il rapporto- 175 milioni di ettari sono dedicati all’allevamento del bestiame, un’area di terreno che è circa pari all’intera superficie agricola dell’Unione Europea”. La produzione alimentare causa già gravi danni all’ambiente, attraverso i gas serra del bestiame, la deforestazione e la carenza d’acqua dall’agricoltura e le vaste zone morte oceaniche dovute all’inquinamento agricolo. Ma senza alcuna azione, il suo impatto non potrà che peggiorare.
Affrontare questo problema, sottolinea Greenpeace Italia, è particolarmente urgente soprattutto per alcune zone del nostro Paese, come la Pianura Padana, dove si concentra la maggior parte degli animali allevati in modo intensivo a livello nazionale. Nella sola Lombardia si trova la metà dei suini e un quarto dei bovini del nostro Paese. Non a caso, la regione padana è anche tra le zone con l’aria più inquinata d’Europa, in particolare per l’altissimo livello di polveri sottili dovuti a consumi energetici e allevamenti.
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