[scJWP IdVideo=”ueMcnRqB-Waf8YzTy”]
Sintomi, diagnosi, contagiosità: cosa c’è sapere? “Il vaiolo delle scimmie è una malattia infettiva di tipo zoonosi tipico degli animali, in particolar modo nei primati. La manifestazione clinica è rappresentata dalla comparsa a livello della cute di vescicole contenenti il virus e si trasmette attraverso un contatto molto stretto con queste. Nell’uomo è una malattia che si risolve in maniera spontanea nel giro di 2-4 settimane. Se è il soggetto è sano e immunocompetente si risolve senza intervento farmacologico. Prevenzione? Evitare il contatto stretto con soggetti ai quali è stata diagnosticata la malattia”. Lo spiega molto bene Tiziana Lazzorotto, direttrice dell’unità di microbiologia del policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna, nel video esplicativo dell’Aou realizzato per fare chiarezza sul vaiolo delle scimmie.
Cos’è, dunque, il vaiolo delle scimmie?
Dopo l’identificazione del primo caso del vaiolo delle scimmie (Monkeypox), la dottoressa Lazzarotto fa quindi chiarezza e spiega tutto quello che c’è da sapere sul virus. Il MPXV è un virus identificato per la prima volta nelle scimmie in cattività nel 1958 e poi nel 1970 in un uomo della Repubblica Democratica del Congo. La malattia, denominata vaiolo delle scimmie, è una malattia infettiva piuttosto rara nell’uomo. Ma è già conosciuta e diffusa in Africa. Il virus si trasmette attraverso il contenuto liquido delle vescicole, che appaiono appunto nei soggetti infetti. Nel passato alcuni casi sporadici sono stati identificati negli Stati Uniti, in Israele, a Singapore e in Gran Bretagna. Sempre collegati a viaggi o trasporto di animali da aree a rischio. La malattia è benigna e tendenzialmente regredisce spontaneamente in due-quattro settimane senza terapie specifiche.