L’Aifa è molto preoccupata per il ritardo dei vaccini della Pfizer. Nicola Magrini, il direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco, interviene così a Radio Capital a proposito di quello che sta succedendo in questi giorni, almeno fino a fine mese. “Il ritardo dei vaccini della Pfizer è molto preoccupante. È stato comunicato tutto all’ultimo minuto. Se si tratta di un ritardo di una sola settimana le conseguenze potrebbero non essere così gravi. Lo possiamo definire un piccolo rallentamento. L’obiettivo è riuscire a marzo a vaccinare tutti gli ultraottantenni e i sanitari. Sono sicuro che ci riusciremo”.
C’è poi il tema dell’approvazione di Astrazeneca previste per fine gennaio. A riguardo, Magrini sostiene: “Se le verifiche di sicurezza confermeranno i dati diffusi, si valuterà se sovrapporlo ai vaccini già confermati. E a quali fasce d’età somministrarlo. Sono prudente, non mi baso solo su promesse”.
Mentre i vaccini della Pfizer sono in ritardo, l’Ue fa pressing verso i Paesi comunitari
Un ritardo, quello dei vaccini della Pfizer, che rischierebbe quindi di compromettere le tempistiche previste, per esempio, dal commissario all’emergenza Coronavirus, Domenico Arcuri. Quest’ultimo ha sempre indicato l’inizio dell’autunno come limite temporale entro il quale tutti gli italiani che vorranno vaccinarsi, lo potranno fare. In questo senso, arriva dall’Unione Europea una sorta di pressing nei confronti dei Paesi comunitari. “Bruxelles chiede agli Stati membri di vaccinare l’80% degli operatori sanitari e gli ultraottantenni entro marzo, e il 70% degli adulti entro l’estate”. Lo spiega il vicepresidente della Commissione Ue, Margaritis Schinas, presentando la nuova comunicazione pubblicata dall’Esecutivo comunitario per “battere uniti il Covid-19”, in vista della videoconferenza dei leader di giovedì.
Tuttavia. è proprio recente la notizia che la società farmaceutica Pfizer ha comunicato all’Italia un nuovo ritardo nella consegna delle dosi del vaccino contro il Coronavirus. Già venerdì scorso, Pfizer aveva detto che tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio sarebbero state consegnate meno dosi in tutta Europa rispetto a quelle previste dal contratto firmato con l’Unione Europea.